Fisco

La riforma del catasto per aggiornare il patrimonio immobiliare

ROMA – Come è noto, uno dei punti cruciali della riforma fiscale in discussione in Parlamento è quello che riguarda la riforma del catasto.
Draghi, infatti, insieme alla revisione dell’intero sistema fiscale del Paese, punta anche a rendere più attuale il sistema catastale.
Vorrebbe, in particolare, una modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale al fine di modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati.

Il catasto attuale basato su valori non aggiornati

Per la verità, quello attuale è un sistema, basato essenzialmente su valori non aggiornati, che non tengono conto, in tantissimi casi, delle variazioni che l’immobile ha subito, in meglio o in peggio, nel corso degli anni (condizioni di efficienza, nuova classificazione dei luoghi in cui è ubicato, ecc.), ed anche della reale consistenza, specialmente per quel che concerne la superficie, visto che attualmente la rilevazione catastale tiene conto del numero dei vani e non del metri quadri.

Un sistema, cioè, che spesso conduce a valori che sono diversi (in più o in meno) rispetto a quelli reali, ossia a quelli di mercato, e che, inevitabilmente, influenzano (positivamente o negativamente) la misura di tanti tributi che dalla rendita catastale ne traggono la base imponibile.

Tantissimi immobili sfuggono al catasto

C’è da dire pure che anche l’attuale “fotografia” del patrimonio immobiliare del nostro Paese non è aggiornata, nel senso che esistono tantissimi immobili che sono sfuggiti fino ad ora e sfuggono ancora da qualunque rilevazione catastale. In pratica, esistono tantissimi “immobili fantasma” (quelli abusivi) che, evidentemente, si sottraggono a qualunque tipo di tassazione, erariale e locale.

L’intenzione di Draghi, pertanto, potrebbe essere considerata corretta.
Tra l’altro lo stesso Presidente del Consiglio ha detto che dalla riforma del Catasto non ne sarebbe derivato un seppure minimo aumento del prelievo fiscale sugli immobili.
Ma sono in molti a sospettare che, in questo modo, quanto meno dal 2026, anno in cui la riforma catastale dovrebbe entrare a regime, l’aumento delle tasse sia inevitabile.

Con la riforma dovrebbe essere introdotto un sistema “duale”

C’è da dire pure che, in base al progetto di legge in discussione in Parlamento, dovrebbe essere introdotto un sistema “duale”, ossia un sistema fiscale che tassi in maniera differenziata i redditi di puro capitale da quelli di natura immobiliare, con aliquote ancora da definire e che, verosimilmente, per quel che concerne i redditi immobiliari (quelli derivanti dalle locazioni), andrebbero a cambiare la particolare tassazione di favore prevista dal “cedolare secca” (un regime sostitutivo che prevede l’applicazione dell’aliquota “unica” del 21%, oppure del 10% in caso di contratti a canone concordato).

Qualche giorno fa, però, pare che tra il Centrodestra ed il Governo sia stato trovato un accordo che, con una nuova scrittura del testo delle proposta di legge (in particolare l’articolo 6 della bozza da molto tempo ferma in Commissione Finanze della Camera), le abitazioni continueranno a essere accatastate secondo l’attuale sistema, ossia senza alcun riferimento al valore di mercato, resterà immutata l’attuale tassazione agevolativa delle locazioni (“cedolare secca”) e, per quel che concerne il sistema duale sui redditi di capitale, verrà meno la previsione delle contestate due aliquote, prevedendo soltanto una “armonizzazione” del sistema fiscale riguardante tali tutti di redditi.

Molto importante, nella più recente versione della “riforma”, è anche l’obiettivo di far emergere gli immobili abusivi e quelli accatastati in categorie errate, precedendo che “una quota dell’eventuale maggior gettito” così ricavato sarà destinata ai comuni per la “riduzione dell’imposizione tributaria sugli immobili”.