Lavoro

Riforma Formazione professionale, ancora lontano un accordo condiviso

PALERMO – Tanti i dubbi sulla utilità e fattibilità della riforma della formazione professionale proposta con il ddl appena esitato in V Commissione all’Ars. Ad esprimerli in una lettera il sindacato Uil Scuola Palermo, che riflette sullo stato della vertenza riguardante il settore, sia sul versante della filiera degli interventi sia su quello dei servizi formativi.

“Un disegno di legge – scrive la Uil – il cui impianto generale potrebbe essere pure condiviso, ma che purtroppo non recepisce le nostre osservazioni in merito alle tutele e alla salvaguardia occupazionali”.

Le questioni rispetto al tema delle tutele sono sostanzialmente tre: la precedenza a favore dei lavoratori inseriti nell’albo con data di assunzione entro il 31 dicembre del 2018 rispetto alle nuove assunzioni, la riserva di quote percentuali consistenti di personale ausiliario e amministrativo opportunamente riqualificato in altri settori lavorativi finanziati dalla Regione, e lo snellimento delle procedure capace di assicurare l’assolvimento degli obblighi contrattuali, in particolar modo la regolare erogazione delle retribuzioni ai lavoratori.

“Per fare ciò non c’era bisogno di sostituire la legge regionale 24/76 – scrivono dal sindacato – bastava modificarla nelle parti che si ritengono non più attuali. In generale una legge non si cambia perché datata soprattutto quando la legge in questione è una ottima legge”. In conclusione, la Uil ha richiesto di ritornare sul ddl già discusso, in modo da rivederlo e migliorarlo in V Commissione.

La lettera però non si ferma qui ma si concentra sui servizi al lavoro, che sono rimasti in stasi per tre anni di governo regionale targato dal presidente Nello Musumeci. “Il governo regionale ha scelto di non decidere perché scegliere contempla anche la possibilità di essere criticati, a volte anche aspramente – scrive la Uil -. In merito ai servizi per il lavoro lo scopo era quello di approntare un servizio diffuso sul territorio che aiutasse sia chi aveva perduto il lavoro sia le loro famiglie.

Nell’ambito di questo ambizioso progetto, che doveva reggere alla rigorosa filiera degli organi di controllo Corte dei Conti in primis, avrebbe trovato soluzione la vertenza dei lavoratori degli ex sportelli”. E invece, l’assessore regionale al Lavoro Antonio Scavone, da qualche mese insediatosi in questo rullo, che aveva dichiarato il necessario impegno di governo per la risoluzione della vertenza, ad oggi si muove con estrema prudenza: il sindacato ha rilevato come l’assessore, all’atto dell’insediamento del tavolo tecnico istituito allo scopo di approfondire e risolvere eventuali impedimenti alla ricollocazione degli ex sportellisti non prende impegni, né assume una posizione netta nel merito della vertenza degli operatori degli sportelli multifunzionali, addirittura delega il suo capo di gabinetto, che pur avendo ricevuto mandato pieno, non illustra nè un piano per la ricollocazione del personale nè scioglie il nodo su come scegliere le unità lavorative previste dal piano straordinario di potenziamento dei centri per l’impiego posto che la regione è la titolare delle politiche attive del lavoro.

“Non è semplice – si legge nella lettera – ma neanche impossibile riportare al lavoro tutti, ma in mancanza di scelte e di determinazione restiamo nel bel mezzo anzi nel bruttissimo impatto del solito nulla di fatto!”.

Le colpe però non sarebbero soltanto della politica isolana: “Purtroppo il buongiorno l’ha dato il governo nazionale, – conclude il sindacato – quando ha cestinato la risoluzione della V commissione legislativa tesa ad ottenere una deroga per la Sicilia sulle assunzioni dei cosiddetti navigator a favore degli ex sportellisti”.