Una “Quota 41 light” per gestire la riforma delle pensioni: è l’ultima ipotesi – firmata Lega – che arriva dal Governo Meloni per aggiornare il sistema pensionistico.
Ecco di cosa si tratta e cosa comporta in termini di potenziali tagli e cambiamenti dell’assegno mensile previsti in attesa della prossima Legge di Bilancio.
La nuova proposta per superare la Legge Fornero e riformare le pensioni arriva dal vice premier Matteo Salvini e dal sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon. Quota 41, in questo momento, peserebbe eccessivamente sul bilancio e per questo è apparsa la nuova ipotesi di una versione “light”. La novità principale sarebbe il calcolo dell’assegno pensionistico solo in maniera contributiva.
In questo momento, il calcolo della pensione dipende dall’anzianità contributiva maturata dai lavoratori. Per chi ha maturato almeno 18 anni di contributi (compresi riscatti e ricongiungimenti vari) fino al 31 dicembre 1995, è previsto il calcolo con sistema “misto” (cioè contributivo dall’1 gennaio 2012 e retributivo per i contributi maturati entro il 2011). Per tutti gli altri lavoratori, invece, il calcolo della pensione avviene solo in base al criterio contributivo. Con Quota 41 light, invece, il sistema di calcolo sarebbe solo contributivo.
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Il vantaggio principale di questa versione nuova di Quota 41 sarebbe una riduzione dei costi rispetto alla versione “pura”. D’altro canto, però, in alcuni casi una riforma delle pensioni su base interamente contributiva potrebbe comportare tagli all’assegno pensionistico. Un elemento che potrebbe scatenare la reazione negativa dei sindacati.
“Quota 41 light” comporterebbe un taglio dell’assegno pensionistico quantificabile tra il 15 e il 30%. Durigon avrebbe già individuato una soluzione per non penalizzare troppo gli assegni: in un’intervista a “La Gazzetta del Mezzogiorno” avrebbe detto di voler “potenziare il secondo pilastro della previdenza”, cioè implementare la previdenza complementare.
Un elemento che ha scatenato le opposizioni sul tema della riforma delle pensioni. Avs, in particolare, dichiara tramite il capogruppo Franco Mari: “Tutto questo tempo, tutti quegli annunci per partorire il mostro: la fine del sistema previdenziale pubblico. Con la proposta di Durigon si afferma definitivamente l’incapacità, anzi l’impossibilità, da parte del sistema statale di garantire una pensione dignitosa alle future generazioni e, invece di pensare a redistribuire la ricchezza, si consegna al sistema finanziario e assicurativo privato il compito di svolgere una funzione fino ad oggi tutta pubblica, oltretutto in forza di un gigantesco trasferimento liquidità”.
Immagine di repertorio