Ambiente

Rigassificatore Porto Empedocle, investimento da 1 miliardo: ma c’è chi dice no

L’Enel ha rilanciato il progetto di un rigassificatore a Porto Empedocle, un terminale di rigassificazione di gas naturale liquefatto all’interno dell’area del porto. Un investimento da 1 miliardo necessario per attrezzare la Sicilia a ricevere navi gasiere e dare flessibilità di fornitura di gas, obiettivo cruciale visto che tutta Europa sta lentamente tentando di emanciparsi dalle esportazioni russe.

Il fronte del no

Secondo alcuni, l’ambizioso progetto porterebbe alla riqualificazione dell’area portuale, oltre a creare centinaia di posti di lavoro, ma, come in passato, le contrarietà non mancano. Secondo il responsabile per i Beni culturali e ambientali, Michele Benfari, “non è possibile concedere alcuna autorizzazione paesaggistica” all’impianto, perché il progetto è al margine della zona cuscinetto dell’area archeologica. La schiera dei contrari, oltre al direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, Roberto Sciarratta, conta diverse associazioni ambientaliste, ma soprattutto tanti cittadini che si sono messi  insieme e hanno costituito un comitato per dire “No al rigassificatore”.

“Il rigassificatore è inutile per la crisi energetica in corso, è pericoloso per la natura, è dannoso per la salute umana, è pericoloso per la sicurezza dei cittadini, è un abuso. Lo continuiamo a ribadire e continueremo le nostre battaglie per bloccare la costruzione del rigassificatore. Tante le persone che stanno aderendo al progetto”, dice il presidente del comitato Alessio Lattuca.

E’ dello stesso parere il deputato nazionale Michele Sodano che dice: “Questo rigassificatore non serve per riuscire a risolvere la crisi energetica attuale perché sarà pronto tra sei anni quando le direttive europee tutte sono orientate sullo spegnimento del gas. Si verrebbe a costruire un’opera inutile , tutto dovrà passare per le fonti rinnovabili” .

Le perplessità di Mareamico

Ma anche l’associazione  Mareamico di Agrigento si dice contraria:  “le uniche certezze sono rappresentate dal fatto che il progetto prevede un impianto di rigassificazione da costruire a terra, a circuito aperto. Significa che l’impianto restituirebbe in mare 600.000 metri cubi al giorno di acque trattate con cloro che rilascerebbero in mare sostanze tossiche e mutagene. Tutto questo avrebbe conseguenze inevitabili: l’impoverimento del mare ed anche la formazione di fastidiose schiume che sconsiglierebbero la balneazione”.

Irene Milisenda