Economia

Rincari energetici, rischio chiusura per un allevamento da latte su 10

L’attuale situazione energetica, con i vari rincari, potrebbe essere fatale per molti lavoratori italiani. Nel caso particolare degli allevatori quasi un allevamento da latte su dieci (8%) versa in condizioni tali da portare alla cessazione dell’attività per il boom dei costi. Lo afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, condividendo quanto denunciato da molti sulla corsa dei prezzi al dettaglio per il latte dovuta all’impennata dei costi delle bollette energetiche sull’intera filiera agroalimentare. Si parla di un sistema composto da 24mila stalle da latte italiane che è seriamente a rischio. Queste garantiscono una produzione di 12,7 milioni di tonnellate all’anno che alimenta una catena produttiva lattiero-casearia nazionale la quale, a sua volta, esprime un valore di oltre 16 miliardi di euro. Sono occupate nel settore più di 200.000 persone fra lavoratori diretti e indotto. A tal proposito si è sempre registrata una ricaduta positiva in termini di reddito e coesione sociale. Adesso, però, l’intera macchina è in serio pericolo.

Fino a oggi grazie alla cooperazione fra allevatori, industrie e grande distribuzione si è riusciti a contenere gli aumenti nei confronti di consumatori e cittadini ma adesso non siamo più in grado di reggere se non con un aumento dei prezzi perché la situazione sta diventando insostenibile – spiega il presidente della Coldiretti -. È importante intervenire perchè è a rischio un’intera filiera produttiva. La stabilità della rete zootecnica italiana ha un’importanza che non riguarda solo l’economia nazionale ma ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate. La chiusura di un’azienda zootecnica significa anche che non riaprirà mai più – conclude Ettore Prandini -, con la perdita degli animali e del loro patrimonio genetico custodito e valorizzato da generazioni di allevatori“.

Insomma per tutte queste motivazioni serve, secondo il presidente della Coldiretti, contenere il caro energia e i costi di produzione tramite misure volte a salvare il lavoro e le strutture.