PALERMO – Prosegue a rilento il rinnovo dei contratti per i dipendenti della Regione siciliana. Dopo lo stanziamento di circa 50 milioni di euro previsto nella legge finanziaria, approvata ad aprile scorso, dopo ben 7 mesi è stato dato il via libera dal governo Musumeci alla direttiva da inviare all’Aran Sicilia.
Un provvedimento che giunge in ritardo: in un’ intervista rilasciata al QdS nel maggio scorso, l’assessore regionale al ramo Marco Zambuto aveva detto che la direttiva doveva arrivare già a luglio. Il documento, rappresenta il secondo passaggio fondamentale per la definizione della contrattazione per un triennio, 2019/2021, che peraltro volge già al termine.
L’assessore Zambuto ha fatto sapere che in merito al contratto dei dipendenti, in linea con quanto previsto dallo Stato, l’obiettivo di incremento sarà del 3,78 per cento. E spiega le novità inserite: “Nella direttiva che abbiamo dato all’Aran – ha detto Zambuto – abbiamo sottolineato che le priorità per il governo regionale sono rappresentate dalla riclassificazione del personale, dal rafforzamento delle posizioni organizzative, dalla semplificazione della progressione economica, dalla revisione delle indennità. Ma anche dal miglioramento del livello di efficacia ed efficienza dei servizi attraverso pure un diversa organizzazione del lavoro agile. Abbiamo ritenuto, inoltre – ha aggiunto l’assessore – che sia necessario incrementare la formazione del personale per promuoverne la riqualificazione verso nuove competenze, come quelle richieste dalla transizione al digitale, e incentivare il ricorso al welfare contrattuale, prevedendo interventi in grado di soddisfare e incrementare il benessere organizzativo”.
La riforma della pubblica amministrazione resta comunque la grande incompiuta non solo di questo governo ma anche dei precedenti: i temi richiamati nella odierna direttiva, formazione, riclassificazione del personale, efficienza dei servizi abbattendo la burocrazia, restano ancora un miraggio e tra le tante pecche vi è quella che i rinnovi contrattuali sono in cronico ritardo di anni rispetto ai tempi previsti.
Ma, secondo Gianpaolo Simone, segretario regionale del Dirsi, il sindacato dei dirigenti della Regione siciliana, intervistato ieri dal Quotidiano di Sicilia, i dipendenti si devono ritenere fortunati: “Nel caso nel nostro comparto, quello dei dirigenti – ha detto Simone – sono 16 anni che aspettiamo la terza fase, quella della approvazione del rinnovo del contratto e stiamo parlando del triennio 2016/2018. Il contratto giace fermo alla Corte dei Conti che ha sollevato in merito diverse obiezioni dal 2019 alle quali l’amministrazione regionale ancora non ha risposto”.
A quali inconvenienti si va incontro quando i contratti non vengono rinnovati per tempo? Simone ci risponde: “Poter avere contratti allineati con i tempi sarebbe una questione anche pratica perché il contratto con comprende solo la parte economica, ma vi è anche la parte giuridica che è l’elemento che in questi ultimi anni ha creato particolari disagi all’amministrazione perché non è mai al passo con i tempi. L’importanza di stare al passo con i tempi è importante sotto tutti i punti di vista perché quando c’era un tasso di inflazione basso tutto sommato si potevano sopportare decenni di mancati rinnovi. Oggi con una prospettiva di una inflazione galoppante il mancato rinnovo rischia di diventare un grossissimo danno”.
Raffaella Pessina