Ambiente

Rischi vulcanici, occorre una strategia Ue

ROMA – Elaborare un metodo di azione comune contro i rischi geologici dei vulcani. È questo il principale obiettivo della spedizione che ha portato alcuni geologi italiani della “Fondazione Centro studi del Consiglio nazionale dei geologi” sull’isola di La Palma, alle Canarie, per osservare l’attività del vulcano Cumbre Vieja, dove è in corso un’eruzione dallo scorso 19 settembre e che, secondo gli scienziati, potrebbe andare avanti ancora a lungo.

Si tratta in sostanza di valutare, anche sulla base delle esperienze italiane, le conseguenze dell’eruzione sull’intero sistema antropico e ambientale oltreché, come detto, condividere strategie condivise a livello europeo. Alla delegazione hanno preso parte Lorenzo Benedetto, Domenico Angelone e Carlo Cassaniti, rispettivamente presidente, tesoriere e consigliere della Fondazione Centro studi del Consiglio nazionale dei geologi, Carlos Carcia Royo vicepresidente dell’Icog (Illustre Collegio ufficiale dei Geologi spagnoli) nonché presidente dell’ong “Geologos del Mundo” e del segretario della stessa organizzazione Luis Granadino, sotto l’egida della Federazione europea dei geologi (Efg) presente con il segretario generale Gabriele Ponzoni.

Insieme alla protezione civile spagnola sono stati visitati i luoghi interessati da attività vulcanica, colate laviche, attività stromboliana e fontane di lava e si sono tenuti incontri congiunti presso il posto di comando avanzato (Pma): in particolare sono stati visitati quattro siti localizzati lungo il fianco destro della colata lavica, a partire dall’area sommitale e proseguendo verso valle fino all’estremità del lobo della colata di lava situato a ridosso del mare. “Nel corso dell’incontro – dichiara Lorenzo Benedetto – sono emerse le esperienze italiane in tema di rischio vulcanico connesse alla gestione della fase di prevenzione, di quella in corso di evento ed infine della pianificazione finalizzata alla ricostruzione. Su quest’ultimo tema abbiamo sottolineato la necessità di approfondire le conoscenze degli altri rischi connessi (sismico, idro-geologico e ambientale), per addivenire ad un livello conoscitivo che possa garantire una pianificazione che abbia come priorità la sicurezza della popolazione e la sostenibilità ambientale, con l’auspicio di poter continuare questo tipo di esperienze, anche per altre tipologie di rischi e nella speranza di dare un piccolo contributo alla costruzione dal basso di un modello di protezione civile europea più partecipato e consapevole e dunque più efficiente ed efficace”.

Il gruppo di lavoro ha incontrato presso il Posto di Mando Avanzado (Direzione di comando dell’emergenza) in località El Paso, i referenti delle varie componenti tecnico-scientifiche impegnate nella gestione delle emergenze. Durante i colloqui sono stati delineati gli scenari della crisi vulcanica in corso e i danni riportati al sistema antropico-ambientale con circa 2200 edifici residenziali e turistici completamente distrutti e numerosissime aziende agricole chiuse, 7000 persone sfollate e 1.200 ettari ricoperti dalla lava. “L’illustre Collegio Ufficiale dei Geologi Icog e l’ong Geologos Del Mundo, apprezzano molto il prezioso aiuto dei nostri colleghi italiani in questa situazione che richiede assistenza tecnica umanitaria e qualificata per svolgere i lavori di ricostruzione dichiara Carlos Garcia Royo – la loro sensibilità e disponibilità nel presentare le attività, la forma e le modalità di prevenzione di questi eventi, ha dimostrato grande esperienza maturata nella quotidiana gestione dei rischi in Italia” a cui si associa il segretario di Geologos dos Mundo Luis Granadino: “è stata una esperienza straordinaria quella di aver potuto condividere con i colleghi italiani questi momenti così drammatici, che vedono da un lato la grande forza della natura e dall’altra la disperazione di chi ha perso tutto, la casa, il lavoro e la serenità”.

I geologi italiani hanno presentato il caso dell’Etna e la conseguente necessità della mappatura e dello studio del sottosuolo nella gestione del rischio vulcanico. Della missione italo spagnola parla anche Carlo Cassaniti, sottolineando come “aver avuto la possibilità di partecipare alle attività di gestione dell’emergenza rappresenta un punto di partenza per una cooperazione con le autorità Canarie, le quali hanno valutato positivamente l’approccio multidisciplinare che la delegazione italiana ha presentato durante l’incontro tenuto presso il Posto di comando avanzato, evidenziando altresì come sia importante aver potuto condividere l’esperienza delle procedure di protezione civile sviluppate sull’Etna, un sistema vulcanico molto simile al Cumbra Vieja nei prodotti eruttivi anche se ubicato in un contesto geodinamico completamente diverso”.

La necessità di una pianificazione degli scenari di rischio è stato quindi il focus degli incontri tecnici avutisi con le autorità di protezione civile e governative spagnole, senza tralasciare le esperienze italiane in materia di rischio sismico e condizione limite dell’emergenza: “l’interesse suscitato dai nostri interventi – ha infatti dichiarato Domenico Angelone – mostra da un lato come la cooperazione internazionale sia necessaria sia in caso di calamità che in fase di prevenzione, dall’altro come le ultime crisi sismiche italiane abbiano imposto al nostro Paese un improvviso balzo in avanti in termini di microzonazione sismica e di piani di protezione civile, fermo restando che abbiamo molto ancora da imparare per giungere ad un livello di prevenzione soddisfacente”.

Tutto ciò converge inevitabilmente su un approccio comune ed integrato (ovviamente futuro) di una protezione civile europea che coinvolga in modo sempre più operativo anche i geologi professionisti detentori spesso di un’esperienza storica di quella porzione di territorio interessata dalla calamità nonché di capacità tecniche di analisi utili alle valutazioni in fase emergenziale e post emergenza.