Ambiente

Fiumi e torrenti in Sicilia, pochi soldi e iter lunghi per la pulizia: per l’autunno la strada è in salita

Poco più di un quarto delle risorse di cui ci sarebbe bisogno, soltanto a voler considerare gli interventi definiti, per stessa ammissione della Regione, “indifferibili e urgenti”. Sta in questo rapporto, ricavabile da una delibera votata un paio di settimane fa dal governo Schifani, una delle istantanee che descrivono la fragilità del territorio siciliano. In questo caso si tratta del demanio fluviale e dei fondi europei che il programma operativo complementare del Piano di Azione e Coesione (Pac) destina alla riduzione del rischio idrogeologico in fiume e torrenti. A disposizione dell’Autorità di bacino ci sono poco più di 12,5 milioni di euro ma, stando a quanto dichiarato dai vertici del dipartimento che fa capo alla presidenza della Regione, ne servirebbero molti di più. L’esiguità delle risorse è però soltanto uno dei problemi che impediscono di fornire una pronta risposta ai cittadini.

La rimodulazione degli elenchi

Il 28 agosto a Palermo è stata una giornata calda. Il giorno prima le temperature hanno toccato i 40 gradi e il pensiero, come un po’ in tutta quest’estate, va al pericolo incendi. Sul tavolo della giunta regionale finisce una proposta presentata da Renato Schifani. Fa riferimento a una nota ricevuta a inizio mese da Leonardo Santoro, segretario generale dell’Autorità di bacino, riguardante l’opportunità di rimodulare le voci contenute in due elenchi che l’anno prima erano stati approvati dal governo Musumeci, all’epoca giunto agli sgoccioli della legislatura. Si trattano delle liste degli interventi da finanziare nell’ambito dell’attuazione del cosiddetto green deal europeo. L’obiettivo è di quelli ambiziosi: promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione dei rischi e la resilienza alle catastrofi. Il riferimento va ai danni che con sempre più preoccupante frequenza si registrano in Sicilia in occasione delle piogge torrenziali.

Gli elenchi – allegati A e B – si differenziano per il livello di progettazione e per la possibilità di essere immediatamente finanziabili: del primo fanno parte quelli immediatamente cantierabili, mentre il secondo contiene invece gli interventi per cui non si è ancora in possesso di un progetto esecutivo o per i quali mancano le risorse. Ciò non significa, però, che siano meno importanti. “Il nuovo allegato B comprende interventi indifferibili e urgenti per i quali si rappresenta la necessità di urgente finanziamento”, si legge nella nota trasmessa da Santoro a Schifani, e da quest’ultimo portata all’attenzione degli assessori. A fronte di 12.575.585 euro a disposizione, ne vanno trovati oltre 47 milioni e mezzo. Se si sposta lo sguardo al numero degli interventi, il rapporto è di 12 progetti appartenenti all’allegato A rispetto ai 29 del secondo elenco.

Sette province su nove interessate

A eccezione di Palermo e Trapani, tutte le altre province dell’isola saranno interessate da almeno un intervento tra quelli che dovrebbero partire per prima. In provincia di Agrigento, 1,2 milioni serviranno a ripulire da vegetazione e detriti il letto del fiume San Leone, lo stesso che cinque anni fa nel tratto denominato Akragas esondò, mentre a Licata poco meno di 500mila euro saranno destinati alla manutenzione del canale Mollarella e di due suoi affluenti. Nel Nisseno sono tre gli interventi per cui si può procedere alle procedure di affidamento dei lavori: sul fiume Imera a Resuttano (280mila euro), sul torrente Salacio a Vallelunga (400mila euro) e lungo il torrente Belice Piano Cucca a Villalba (249mila euro). Stanziamento di tre milioni 280mila euro, invece, per il fiume Dittaino e il torrente Calderari nel territorio di Assoro, nell’Ennese.

In provincia di Catania, il torrente Saracena, che attraversa i centri di Maniace e Bronte, sarà interessato da lavori per oltre 1,2 milioni; mentre nel Siracusano al torrente Risicone (Francofonte) sono stati destinati poco più di un milione. Due interventi, ma diversi i comuni interessati, nel Ragusano: si lavorerà sul fiume Ippari e sui corsi d’acqua denominati Acate, Cava del Bosco, Para Para, Donnaona, Gucciardo, Irminio (Acate, Modica, Scicli), per un totale di poco inferiore ai 400mila euro. In provincia di Messina, invece, per il torrente Mazzarrà, saranno utilizzati 2,7 milioni nel tratto che ricade nel comune di Mazzarrà Sant’Andrea e 700mila euro in quello che interessa il centro di Terme Vigliatore.

La lunga lista d’attesa

Scorrendo l’elenco dei progetti momentaneamente esclusi dal finanziamento, ma per cui è necessario rintracciare i fondi, si trovano corsi d’acqua che attraversano sia i piccoli centri che le città più grandi. Stavolta la geografia copre tutte le nove province: Sciacca, Menfi, Montevago, Naro, Ribera, Cattolica Eraclea, Grotte, e Santa Margherita di Belice, nell’Agrigentino; Gela, Niscemi, Butera, in provincia di Caltanissetta; il fiume Simeto a Catania; Catenanuova, Nicosia, Piazza Armerina, Villarosa, Troina ed Enna, nell’Ennese; e poi ancora Patti, Barcellona Pozzo di Gotto e Alcara Li Fusi nel Messinese; Corleone, Marineo, Misilmeri, Bagheria, Ficarazzi, Termini Imerese e Contessa Entellina, nel Palermitano; Acate e Ispica in provincia di Ragusa, e infine Marsala e Salemi in provincia di Trapani.

“Tempi incompatibili, siamo impreparati”

L’intervento della giunta Schifani è servito ad accogliere i suggerimenti dell’Autorità di bacino, in merito al passaggio da un elenco all’altro da parte dei progetti, così da premiare quelli che nell’ultimo anno hanno compiuto passi avanti nella progettazione, mentre altri per il motivo inverso sono stati scivolati nell’allegato B. Quest’ultimo, inoltre, rispetto al 2022 è passato da sette a quasi trenta progetti; frutto dell’attività di ricognizione svolta sui territori da parte del personale regionale ma anche riprova di come siano tante le necessità in giro per l’isola.

Con un nuovo autunno alle porte, pensare che le opere già cantierabili saranno realizzate in tempo utile per farsi trovare pronti in occasione delle prime piogge è impensabile. “Già dal 2022 l’intervento sul Dittaino e i torrenti laterali rientra nell’allegato A ma finora le opere non sono partite – dichiara al QdS il sindaco di Assoro Antonio Licciardo – Noi abbiamo subito importanti danni nel 2021, ma anche negli anni successivi abbiamo registrato problemi per via delle piogge torrenziali. A essere interessate sono state sia le aree agricole che industriali. Sappiamo che ci sono oltre tre milioni di euro a disposizione, ma bisogna prima svolgere le gare d’appalto per affidare le opere e la realtà è che se questo autunno dovessero esserci fenomeni impetuosi come quelli degli anni scorsi ci troveremo ancora una volta impreparati”.

Da Licciardo arriva una riflessione sulle carenze che, a tutti i livelli, si registrano spesso nelle fasi della prevenzione. “Siamo abituati a intervenire sempre sull’urgenza, sull’onda emotiva che a caldo porta ognuno a spendersi con estrema generosità, ma una volta rientrata l’emergenza – continua il primo cittadino del piccolo centro dell’Ennese – le promesse di fare in modo che certe situazioni non si ripetano in futuro finiscono per essere disattese”. I motivi però non sarebbero da rintracciare in un fatto di volontà: “L’interesse a risolvere certi problemi è diffuso e sentito, i problemi emergono con le lungaggini burocratiche. A volte si impiega tantissimo tempo soltanto per mettere a sedere tutti i soggetti che hanno titolo nelle aree interessate dagli interventi: tra Comuni, Provincia, enti vari. E questo – conclude Licciardo – non fa altro che minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni”.

Con l’intento di avere informazioni in merito allo stato di avanzamento delle procedure di affidamento dei lavori e in relazione alle tempistiche entro cui le opere di manutenzione saranno concretamente realizzate, il QdS ha contattato l’Autorità di bacino senza però ottenere risposta.