Economia

I risparmi dei siciliani andati in fumo, persi oltre 400 milioni di euro nei depositi bancari

Le famiglie siciliane sempre più in difficoltà. Per vivere, la vita di tutti i giorni, lo stipendio non basta più, e bisogna fare ricorso ai risparmi di una vita. E quando questi sono già finiti, rivolgersi alle banche diventa sempre più dispendioso. Secondo i dati della Banca d’Italia, elaborati dall’Ufficio studi Cgia, a marzo 2023, rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, sono andati persi oltre 400 milioni di euro nei depositi sull’intero territorio isolano. Si tratta di una variazione in negativo dell’0,8%, su un totale di 56 miliardi e mezzo di risparmi; per fortuna si tratta di una variazione percentuale in negativo ben più bassa della media nazionale, che sale addirittura al -2,2%. A livello regionale le contrazioni percentuali più significative hanno interessato le regioni del Nord: Lombardia e Liguria (-3,5%), Emilia Romagna (-3,9%) e il Piemonte (-4,7%) sono le aree geografiche dove le famiglie hanno subito le perdite maggiori.

Depositi in Sicilia, Ragusa unica provincia in positivo

È il territorio di Caltanissetta che segna le maggiori perdite, arrivando al 17esimo posto a livello nazionale, con una percentuale in negativo del 3,9%, e una perdita netta di oltre 131 milioni di euro su poco più di 3 miliardi. Dall’altra parte, Ragusa, che invece riesce a mantenere e superare i depositi dell’anno precedente di ben 43 milioni di euro, e segna un risultato positivo dell’1,2%. Tutto il resto della regione segna risultati negativi: perdite importanti a Palermo, dove il -0,9% si traduce in una riduzione dei depositi di 124 milioni di euro; anche Agrigento, con una percentuale del -1,75%, perde 91 milioni di euro in risparmi. Catania si mantiene quasi ai livelli dell’anno precedente, con una percentuale del -0,05%, che si concretizza in una riduzione dei depositi per circa 6 milioni e mezzo di euro.

Nessun guadagno per chi tiene i propri risparmi in banca

L’erosione dei depositi è strettamente collegata con l’andamento dei tassi imposti dalle banche: se a giugno del 2022 il tasso principale di rifinanziamento della Banca centrale europea era pari a zero, a partire dal prossimo 21 giugno toccherà la soglia del 4%. Questo vuol dire che, rispetto a 12 mesi fa, coloro che oggi chiedono un prestito o hanno un mutuo a tasso variabile hanno subito un aumento del costo del denaro molto importante. D’altra parte i tassi di interesse attivi, ovvero quelli praticati sui depositi bancari, sono rimasti pari a zero, per cui tenere i soldi in banca ha ormai solo una funzione di “sicurezza” piuttosto che essere anche una seppur minima forma di investimento. Tale situazione, con una inflazione quasi a due cifre, ha contribuito, a erodere risparmi di molti nuclei familiari, costretti ad attingere dai risparmi le somme necessarie per fronteggiare il caro vita.