PALERMO – Andare in vacanza diventa sempre più costoso, e per molte famiglie ormai impensabile, senza andare ad intaccare in maniera troppo gravosa il proprio bilancio. Un esempio topico ne sono i ristoranti, i cui prezzi sono in forte crescita in moltissime città italiane, e le principali città siciliane non sono da meno. Come emerge dall’analisi portata avanti dall’Unione nazionale consumatori su dati Istat: se la media italiana si assesta sul 6% di aumento calcolato su base annua per il mese di luglio, a Messina tale aumento sale all’8,5%. A seguire, Palermo, al 5,7%, Caltanissetta al 5,1% e Catania al 4,5%. Trapani si segnala invece come la città che ha segnato, tra quelle tenute in considerazione nell’analisi dell’Unc, il minor aumento dei prezzi, fermandosi al 2,1%.
Allargando lo sguardo a livello regionale, la Sicilia segna un aumento medio del 5,2%, che sale al 5,3% se si considera la macroarea territoriale delle Isole. È il Sud della penisola a schizzare in alto, al 6,6%, seguito dal Nord Est al 6,2%, mentre il Centro rimane sulla media nazionale al 6%. Il Nord Ovest della penisola scende al 5,5%. Le città più costose sono Viterbo, in cui i ristoranti rincarano del 14,5% rispetto a luglio 2022. Al secondo posto Brindisi (+12,1%), al terzo Benevento (+11,2%).
A livello regionale, invece, è la Puglia ad avere i ristoranti più rincarati con +7,5% su luglio 2022, battuta solo dalla Provincia autonoma di Bolzano con +7,6%. Subito dopo, il Trentino con +7%, e il Friuli al +6,7%. La regione che registra gli aumenti minori è invece il Molise, che si ferma al 4,1%. Numeri comunque importanti, che si traducono in migliaia di euro per quelle famiglie che vogliano trascorre qualche giorno in vacanza e relax. Per categoria merceologica, in testa alla top ten mensile per rincari nell’ambito turistico, troviamo i villaggi vacanze, i campeggi e gli ostelli che, in appena un mese, aumentano del 16,4%. Medaglia d’argento per i voli intercontinentali, che salgono sempre di più, +9,1% su giugno 2023. Sul gradino più basso del podio, a pochissima distanza, i voli nazionali che si alzano del 9% su base mensile.
In controtendenza, invece, i voli europei che scendono del 2,6%. “Una dimostrazione del fatto che i prezzi non hanno nulla a che fare con il costo del carburante, visto che salgono per le tratte più vicine e per quelle più lontane, mentre scendono per quelle intermedie. Una ragione in più perché il Governo vieti gli algoritmi non solo per i voli per le isole, ma per anche per quelli internazionali” ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. Per la classifica mensile, al quarto posto i pacchetti vacanza nazionali, che salgono del 6,3%, seguiti a ruota dal trasporto marittimo con +6,1%.
Le pensioni e soluzioni ricettive simili si collocano al sesto posto con +5,8%. Non poco incide, nei rincari delle singole categorie, lo straordinario aumento del costo del gas sul mercato libero, che sale del 28,3%, mentre si registra il crollo del prezzo del gas del mercato tutelato, che scende del 34,6%.
Anche la situazione per la luce è analoga e molto preoccupante, con il tutelato che scende del 27,6% e il libero che sale dell’11,3%, con un differenziale di ben 38,9 punti. “Bisogna che il Governo intervenga subito per rinviare la fine del mercato tutelato prevista per legge per il 10 gennaio 2024, sia per la luce che per il gas. Altrimenti ci sarà il definitivo colpo di grazia per le famiglie già in difficoltà” ha concluso Dona.