“Uscire presto dal Covid con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione, sia la nostra priorità sia come cittadini che come pubblici esercenti. Abbiamo già manifestato il nostro “no” a un braccio di ferro con le Istituzioni. Ma da parte dello Stato ci aspettiamo un cambio di passo, Senza aiuti resisteremo poco, il 40% delle aziende rischiano la chiusura”.
A dichiararlo sono Claudio Miceli, presidente provinciale della Confesercenti dell’area metropolitana di Catania e Smeralda Di Paola, referente Fiepet Confesercenti etnea.
“Il vero problema è stato per dieci mesi il non avere avuto il sostegno necessario per fronteggiare economicamente l’emergenza – spiega Smeralda Di Paola – Senza la sospensione dei pagamenti di utenze e affitti ci siamo indebitati per poter andare avanti e di questo passo, solo chi ha le “spalle larghe” potrà sopravvivere, e non più di due-tre mesi”. “Abbiamo scelto di non aderire alla iniziativa #ioapro per coerenza e per senso di responsabilità. Non è questo il segnale che vogliamo dare, anche perché non servirebbe e non bisogna cadere nelle provocazioni che non portano ad alcun risultato”.
“Abbiamo chiuso l’anno con un calo del fatturato di almeno il 70%, i conti non tornano e i bilanci rischiano di essere, per molti, ingestibili, mentre il 40% delle nostre attività rischia di chiudere presto. L’anno è finito male ed è iniziato, se possibile, peggio, con questa nuova chiusura. Adesso continuiamo a fare i conti con l’emergenza sanitaria. Poi, post Covid-19, l’intero settore della ristorazione sarà da ricostruire, secondo regole tutte diverse.”
“Ai miliardi bruciati nei bilanci delle imprese, bisogna aggiungere tutte quelle persone, dipendenti e collaboratori, che da quasi un anno sono in cassa integrazione in attesa di poter tornare a lavorare ed a una vita vera. Il lavoro è un diritto, sempre, anche in all’epoca del Covid-19”, commenta anche il direttore di Confesercenti etneo Francesco Costantino.
“La situazione è a dir poco drammatica – commenta Miceli – e lo è ancora di più perché non c’è un orizzonte temporale per immaginare una vera ripartenza, soprattutto duratura su cui programmare investimenti e soprattutto progetti”.
“Gli operatori sono davvero provati, esasperati da questa situazione confusa e allo stesso tempo terribile, dal momento che, se non ci sono certezze sulla ripartenza, ce ne sono molte di più per le scadenze di imposte e forniture che non si possono rimandare o sospendere nella maggior parte dei casi – aggiunge la responsabile Fiepet di Catania – Chiediamo a gran voce ristori calcolati sulle reali perdite di fatturato dell’intero 2020, ristori veri e non bonus una tantum, riduzioni imposte locali e, soprattutto, chiediamo di essere trattati come le altre categorie definite essenziali e, per questo, tutelate, anche la ristorazione è un comparto vitale della nostra economia, della nostra cultura del nostro essere cittadini italiani”.