Rita Bernardini ha deciso di affrontare la competizione elettorale delle Europee 2024 all’interno della lista Stati Uniti d’Europa, nata dall’intesa di scopo tra +Europa e Italia Viva.
Il nome scelto per la lista che vede schierati insieme +Europa e Italia Viva non lascia spazio all’interpretazione. Come si raggiunge l’obiettivo – ambizioso – di creare gli Stati Uniti d’Europa?
“È un obiettivo che Marco Pannella ha sempre perseguito tanto da concepire il primo partito al mondo ‘transnazionale’ perché – diceva – i grandi problemi del nostro tempo non è possibile affrontarli con un approccio nazionalista, sovranista. Voleva l’Europa federalista e si ispirava al Manifesto di Ventotene e a coloro che lo avevano scritto mentre erano confinati dal regime fascista sull’isola ponziana. Ricordo quando Altiero Spinelli, pochi mesi prima della sua scomparsa, venne al congresso radicale di Firenze nel 1985 lasciando a Pannella e ai radicali il suo testamento politico convinto che per perseguirlo occorresse il fervore, il metodo e anche il grano di follia radicale. Le grandi questioni economiche, il collegamento sociale del nostro sviluppo con quello dei paesi poveri del mondo, la difesa, l’ecologia, lo sviluppo scientifico e tecnologico, l’universalità della cultura e dei diritti umani non possono essere affrontati con criteri e con strumenti nazionali. Parliamo di quasi quarant’anni fa e, se è vero che l’Europa ha una moneta unica e si è allargata a 27 paesi (perdendone però uno importante, la Gran Bretagna) ottenendo sicuri vantaggi per tutti in molti settori, è altrettanto vero che continua ad essere un’Europa intergovernativa e non veramente federalista e democratica con cessione di sovranità sulle questioni centrali sopra richiamate”.
Quali sono le istanze che la sua coalizione intende portare avanti in Europa?
“L’Europa ha bisogno innanzitutto di essere riformata in senso federalista affinché sia unita politicamente sulle grandi questioni. Oggi l’Europa è debole politicamente perché fondamentalmente ha 27 politiche estere (tanti quanti sono i paesi che la compongono), 27 eserciti, 27 politiche economiche, etc. e tutto ciò è semplicemente insensato per affrontare i grandi temi del nostro tempo. I 360 milioni di elettori europei dovrebbero invece eleggere direttamente il proprio Presidente e tutti gli organismi Ue hanno bisogno di essere ripensati democraticamente mettendo al centro il cittadino europeo”.
E quali invece le battaglie personali che intende perseguire?
“Non ci sono battaglie ‘personali’. Ci sono iniziative che intendo continuare a portare avanti con i miei compagni e le mie compagne. Carceri ed esecuzione penale, giustizia giusta, antiproibizionismo, riforma delle misure di prevenzione antimafia, tutela di ogni vulnerabilità e diversità, diritto alla conoscenza, libertà di ricerca scientifica, eutanasia”.
Tema carceri. I primi dati dell’anno in corso sono allarmanti: un suicidio ogni tre giorni. Come arginare il fenomeno?
“Facendo vivere il diritto, la Costituzione, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Parliamoci chiaro. Quel che accade nelle carceri è letteralmente fuorilegge e occorre inchiodare i rappresentanti istituzionali a ciò che è scritto nelle leggi fondamentali, altrimenti si comportano peggio dei criminali”.
Un’altra urgenza è quella legata al sovrappopolamento. Una soluzione al problema potrebbe essere comminare pene sostitutive. Allo stato attuale quanto la ritiene fattibile?
“Obbligo di uno Stato democratico è prima di tutto rimuovere le cause che generano trattamenti inumani e degradanti. Oggi noi accalchiamo 61.300 detenuti in 47.000 posti disponibili, tanto che molti magistrati di sorveglianza risarciscono migliaia e migliaia di detenuti per violazione dell’art. 3 della Convenzione Edu. Su questo è in discussione alla Camera la proposta Giachetti/Nessuno Tocchi Caino sulla liberazione anticipata speciale e affinché non la dimentichino inizierò alla mezzanotte del 9 maggio un duro sciopero della fame. Le pene sostitutive e le pene alternative al carcere, che esistono già, devono essere riformate affinché siano effettivamente applicabili. Ci sono proposte in merito già confezionate che richiederebbero solo qualche piccolo ritocco per entrare immediatamente in vigore: mi riferisco alla riforma dell’Ordinamento penitenziario redatta dalla Commissione del Prof. Glauco Giostra e al lavoro sulla vita detentiva preparato dal Prof Marco Ruotolo per la Ministra Cartabia, ma mai adottato”.
Legalizzazione della cannabis, un tema che divide l’opinione pubblica ma che oggi pare finito nel dimenticatoio. Perché a suo avviso?
“Il motivo è semplice: in Italia non si è mai voluto aprire un dibattito vero su cosa significherebbe la regolamentazione delle sostanze stupefacenti oggi vietate. Il confronto non l’hanno voluto aprire nemmeno quando la Direzione Nazionale Antimafia ha chiesto a gran voce per tre anni di seguito di legalizzare la cannabis e suoi derivati. Già perché i primi beneficiari del proibizionismo sono proprio i mafiosi. Il traffico di droga è per loro l’affare più redditizio. E, intanto, in Germania regolamentano l’uso della cannabis…”.
Ultima domanda: perché un siciliano o un sardo dovrebbe votarla?
“Di una cosa possono essere certi gli elettori se decideranno di mandarmi al Parlamento europeo: continuerò a fare quel che ho sempre fatto con maggiori strumenti e possibilità di centrare gli obiettivi di una vita. Vita che ho avuto la fortuna di passare in buona parte con Marco Pannella, leader della nonviolenza attiva. Quindi, niente promesse elettoralistiche, ma continuità con una storia politica”.