E’ stata ritrovata la piccola capsula radioattiva svanita nel nulla lo scorso 12 gennaio scorso durante il trasporto dall’impianto minerario di Gudai-Darri, nell’Australia Occidentale, alla città di Perth. Lo hanno reso noto le autorità australiane.
La capsula radioattiva, di proprietà della multinazionale anglo-australiana Rio Tinto, contiene una quantità ridotta di cesio-137, un isotopo altamente radioattivo che si forma dalla fissione nucleare dell’uranio e che, in piccolissime quantità, viene utilizzato per calibrare gli strumenti di misura delle radiazioni e per misurare la densità di materiali ferrosi.
L’allarme era stato diffuso in tutta l’area coinvolta dalle ricerche per via delle pericolosità della capsula, capace di emettere radiazioni pari a 10 raggi X all’ora. Secondo le autorità australiane chiunque passi per pochi secondi nelle vicinanze della capsula sarebbe esposto all’equivalente delle radiazioni naturali a cui si viene esposti nell’arco di un intero anno solare. Nel dettaglio, hanno spiegato gli esperti, entrare in contatto con la capsula può provocare danni alla pelle, ustioni e avvelenamento da radiazione.