ROMA – La campagna elettorale che volge alla conclusione non è servita solamente per la classica propaganda, ma anche per attaccare la legge 3 novembre 2017, n. 165.
Si tratta del cosiddetto “Rosatellum”, legge elettorale ideata da Ettore Rosato, che prevede un sistema misto tra proporzionale e maggioritario con soglia di sbarramento al 3%.
Si tratta di una sorta di “Mattarellum” inverso: se la legge del 1993 attribuiva alla parte uninominale il 75% dei seggi, alla luce del taglio dei parlamentari saranno solamente 147 deputati (su 392) e 74 senatori (su 196) – seggi per l’estero esclusi – i parlamentari eletti nei collegi uninominali, dunque il 37% del totale.
Ironia della sorte, è stato il Partito democratico il principale oppositore del Rosatellum, legge uscita dai suoi banchi nella XVII legislatura. Per Enrico Letta la legge venne disegnata dall’allora segretario, Matteo Renzi, per poter “occupare”, a suo dire, il Parlamento con i suoi fedelissimi.
Il Rosatellum, che non prevede né preferenze né il voto disgiunto, consegna ai capi partito un potere enorme, dato che possono inserire a proprio piacimento, in collegi più o meno sicuri, i propri fedelissimi o gli avversari interni. Tali effetti potrebbero essere amplificati dal taglio dei parlamentari, al quale non sono stati affiancati i dovuti correttivi.
Per fare luce sulle sottigliezze della legge elettorale, incomprensibili per i molti, ci siamo rivolti al prof. Agatino Cariola, ordinario di Diritto Costituzionale e di Diritto delle Assemblee elettive presso l’Università di Catania.
Secondo il docente, “in passato e ancora oggi i partiti politici pensano di risolvere i problemi istituzionali, in primo luogo la governabilità del sistema Italia, a mezzo della legislazione elettorale. In realtà, la disciplina elettorale che si è posta è stata conformata sulla esigenza di fare un vestito su misura per i partiti politici. L’esigenza di carattere istituzionale è rimasta sullo sfondo, per non dire che è assolutamente trascurata e addirittura contraddetta”.
Il risultato della ripartizione dei seggi, conviene Cariola, “è quanto di più antidemocratico possa esserci perché alla fine esclude il rapporto diretto tra eletti, territorio e cittadini elettori”, a causa del potere di chi compone le liste bloccate. Il sistema, secondo il professore, è “assolutamente schizofrenico”, dato che esistono sistemi elettorali diversi per il Parlamento, per le Regioni, per i Comuni.
All’epoca del Mattarellum, si cercava di semplificare il sistema politico. Il tentativo è fallito, anche perché non è mai stato sposato un sistema capace di individuare una maggioranza chiara e stabile. “Non è un caso che la storia più recente veda governi tecnici, del Presidente, di larghe intese”, spiega Cariola. Nel corso del tempo i partiti si sono trasformati nel centro di potere del leader, raramente eletto in un congresso partecipato e plurale. “Ci siamo abituati – prosegue Cariola – a vedere i nomi dei leader sui simboli, questo significa trasformare gli elettori in tifosi di uno o di un altro capo. Da tempo suggerisco di levare i nomi delle persone dai simboli: un partito dovrebbe essere un’idea, non l’amplificatore di un capo o di un capetto. Io propongo di provare a ridurre i partiti personali, come se fossero feudi di qualcuno”.
Infine, il professor Cariola ha commentato i possibili effetti del taglio dei parlamentari applicato alla distribuzione dei seggi della Legge Rosato: “Di per sé la riduzione di deputati e senatori non pregiudica l’assetto democratico – è l’analisi del docente catanese. Di fatto non dà rappresentanza alle zone interne. Si pensi alle vaste aree della Sicilia interna sempre più disabitate, desertificate. I cittadini lì insediati non avranno rappresentanza politica, anche in Regione è diminuito il numero di deputati da 90 a 70. Ciò potrebbe estendere quella desertificazione sociale che ha riflessi anche sul versante economico”.