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Rotary, De Bernardis, “Priorità alla tutela ambientale: tra verde, decoro urbano e api”

Intervistato dal vice presidente, Filippo Anastasi, il Governatore del Distretto 2110 Sicilia e Malta del Rotary International, Gaetano De Bernardis, risponde alle domande del QdS.

I club service quale indirizzo hanno oggi rispetto al passato?
“Il Rotary è un service ed essere service significa impiegare una parte del proprio tempo al servizio degli altri. Senza questo, un club non è Rotary. Il Rotary non fa solo beneficenza, ma i suoi membri si dedicano ad aiutare chi ha bisogno sul campo”.

Quali sono stati i principali progetti portati avanti finora?
“Il Distretto, in quanto al servizio dei club, è continuamente consultato per risolvere i problemi che sono posti. Abbiamo creato dei grandi progetti distrettuali che rispettano il focus internazionale di quest’anno, incentrato sull’ambiente, ma che riguardano anche la sanità e l’istruzione. Per l’ambiente abbiamo posto quattro esigenze. Per prima cosa, abbiamo continuato le operazioni di raccolta dei rifiuti plastici, per cui sono stati realizzati dei pesci di ferro che sono stati posti nelle spiagge. In seguito abbiamo realizzato un progetto che è a cavallo tra l’ambiente e la riqualificazione funzionale di alcune zone delle città. In tutta la Sicilia esistono aree abbandonate al degrado che divengono luoghi di spaccio, quindi abbiamo invitato i club a scegliere le aree abbandonate della loro zona per restituirli alla comunità e il progetto sta avendo successo. Anche Palermo si sta muovendo, ma ci sono altri due progetti di respiro regionale che coinvolgono tutti i club. Il primo è il progetto Sos Api, poiché questi insetti stanno sparendo in massa. Per questo abbiamo parlato con gli apicoltori e abbiamo collaborato con l’associazione 3Bee, che si occupa di monitorare gli alveari in modo tecnologico. In questo modo, si avviano delle azioni di monitoraggio degli stessi alveari, così da individuare eventuali criticità e far intervenire l’apicoltore prima che sia tardi. Abbiamo adottato trecento alveari in tutto il Distretto per una spesa di quarantamila euro, ma abbiamo messo 2,5 miliardi di api in sicurezza. Per ringraziarci di quest’opera, gli apicoltori ci hanno regalato una tonnellata e mezzo di miele, messo in appositi barattoli con il nome del club, che sono stati dati in regalo o venduti per beneficenza. Infine, l’altro progetto di punta dell’anno è la piantumazione degli alberi. Siamo partiti con la considerazione che se ogni socio pianta un albero, si possono avere 3.500 nuovi alberi, tanti quanti sono i soci Rotary attuali. Ogni area ha cercato i luoghi in cui procedere alla piantumazione e i club di Palermo hanno individuato due aree nel capoluogo e in provincia. Una è a Monte Catalfano a Bagheria, dove sono stati piantati quattrocento alberi, mentre altri seicento sono stati seminati nel convento di Santa Maria di Gesù a Palermo. In altre aree si sta procedendo a creare simili boschetti come a Trapani, Catania e Caltanissetta. Ne sono stati piantati, finora, 3.500. Questo progetto è già stato accettato da mio successore designato, perché è importante mantenere la continuità nei progetti che, altrimenti, resterebbero esperienze isolate senza futuro”.

In che modo un’associazione come la vostra sensibilizza la classe dirigente per favorire lo sviluppo del territorio?
“Il nostro rapporto con le Istituzioni è continuo e lo dimostra il progetto di piantumazione degli alberi, per il quale abbiamo contattato l’assessorato regionale all’Agricoltura, con cui abbiamo stipulato un protocollo d’intesa per avviare l’operazione”.

Collaborazione essenziale con le istituzioni

La Riforma del Terzo Settore del 2016/2017 ha avuto conseguenze per il Rotary Italia?
“Abbiamo affrontato il tema con gli altri governatori italiani e c’è un dibattito in corso. Secondo alcuni presidenti di club, la nostra struttura organizzativa è diversa da ciò che prevede e richiede la riforma del Terzo settore, anche per i collegamenti con i club americani che partono da impostazioni diverse da quelle italiane. Per questo motivo, non converrebbe aderire alla riforma e modificare i nostri assetti, mentre altri presidenti sono del parere di aderire comunque. Personalmente, sto valutando ancora cosa fare, dato che ancora la riforma è in corso, ma, finora, ho registrato più pareri negativi che positivi”.

Come s’interfaccia in qualità di governatore con le istituzioni regionali?
“Ci sono due visioni diverse, per cui alcuni sostengono che il Rotary debba mettersi al servizio delle Istituzioni come Comuni e Regione, per supportare le azioni istituzionali messe in campo. Io non la vedo in questo modo, poiché questo meccanismo è stato seguito alcuni anni addietro e non ha portato i risultati auspicati. Ritengo, invece, che il Rotary non debba subordinarsi alle Istituzioni, ma ragionare da pari a pari con esse, collaborando per le azioni condivise. Per il progetto di piantumazione, come già detto, abbiamo collaborato con l’Assessorato regionale all’Agricoltura, con quello all’Istruzione e alla Formazione abbiamo fatto una convenzione sia per spiegare nelle scuole la vita delle api che per sensibilizzare gli alunni”.

Un biennio difficile anche dal punto di vista dell’organizzazione delle varie attività

In che modo l’associazionismo può aiutare le tante persone colpite dagli effetti della pandemia?
“Questo biennio è stato molto duro come affiatamento tra i membri, poiché abbiamo rischiato di non vederci più, in quanto gli incontri in presenza sono stati vietati. Per fortuna, i programmi di videoconferenza hanno salvato il Rotary, poiché hanno permesso ai membri dei club di continuare a incontrarsi e a collaborare. Poi c’è stata un’emergenza sociale non indifferente a Palermo, riguardante tutti i lavoratori in nero. Con il lockdown, le famiglie che dipendevano di lavoro irregolare, si sono trovate in difficoltà, perché hanno perduto i loro mezzi di sostentamento. Nella zona di Brancaccio, dove ho operato come professore nel locale liceo scientifico per quarant’anni e che conosco molto bene, ho parlato con il centro Padre nostro, i cui responsabili mi hanno descritto la situazione. Perciò, molti club hanno collaborato con i supermercati per preparare dei pacchi-dono, spendendo cinque-seimila euro a testa. In questo modo, sono stati acquistati generi di prima necessità come pasta o prodotti d’igiene di cui queste persone erano bisognose, ma che non potevano facilmente reperire in altro modo”.

Quante persone siete riusciti ad aiutare in questi anni di pandemia?
“Per un mese, il solo club Palermo Sud ha sostenuto trenta-quaranta famiglie, mentre tutti i club hanno fornito un grande aiuto in tutta la Sicilia. Poi, parallela al Rotary, esiste la Fondazione Morvillo, che è fatta da rotariani e non, che opera per i clochard a Palermo. Quattro mercoledì al mese, a turno con altre associazioni, gruppi di rotariani preparano dei pasti caldi completi, chiusi in sacchetti, che portiamo nelle postazioni preposte, dove serviamo sessanta-settanta persone. Quest’opera ci ha permesso di vedere il cambiamento sociale dei clochard: se prima erano presenti, prevalentemente, stranieri e giovani, ora sono, primariamente, palermitani che hanno perso la casa e che hanno bisogno di sbarcare il lunario”.

Gender gap: la crescente importanza delle donne

Quali sono gli obiettivi che vi siete posti nel Distretto quest’anno?
“Innanzitutto, vogliamo completare i progetti ambientali messi in atto. Per esempio, il 5 marzo, faremo un grande convegno sulla gestione dei rifiuti e sulle energie alternative a Barcellona Pozzo di Gotto, dove abbiamo trovato un teatro comunale nuovissimo e dove inviteremo gli assessori regionali interessati dai temi in questione. In questo contesto, scambieremo le idee e faremo il punto della situazione in Sicilia. Poi, stiamo portando avanti i progetti di alfabetizzazione per gli immigrati. Si stanno facendo dei corsi di apprendimento dell’italiano, di cui alcuni sono conclusi e altri sono ancora in corso. Infine, è mio proposito accogliere nuovi soci motivati e di grande qualità umana, per rinforzare i club esistenti senza aprirne di nuovi. I risultati stanno confermando che abbiamo avuto ragione finora”.

Quanti sono i club Rotary nel distretto?
“Al momento sono presenti cento club nel Distretto, ma la composizione interna è diversa rispetto al passato, poiché stanno entrando molti giovani che hanno abbassato l’età media e che portano idee nuove ai club stessi. Poi, stiamo puntando molto sulle donne che, una volta formate, potrebbero portare al primo governatore donna del Distretto 2110 entro pochi anni. Infine, abbiamo i rami giovanili del Rotary, l’Interact dai 13 ai 18 anni e il Rotaract che coinvolge i giovani dai 18 ai 33 che, però, è la fascia che vede il maggior numero di fuoriusciti per motivi di lavoro all’estero o di studio”.