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Russia Ucraina, ansia per la bomba sporca: ecco cos’è. Minaccia vera o propaganda?

Lo spettro della bomba sporca. La Russia ha rinnovato le accuse a Kiev di progettare l’esplosione di una “bomba sporca”. Il timore è emerso durante una conversazione telefonica oggi tra il capo di Stato maggiore delle forze armate di Mosca, Valery Gerasimov, e il capo di Stato maggiore della Difesa britannico Tony Radakin. Gerasimov ne ha parlato anche in un altro confronto telefonico con il suo omologo americano Mark Milley, mostrando la sua preoccupazione e ritenendo questa eventualità possibile.

Cos’è la bomba sporca

 “La bomba sporca è una bomba radioattiva a basso potenziale che inquina. Una di quelle armi da terrorista che ogni tanto ne minacciano l’utilizzo. Ma è solo propaganda perché non conviene a nessuno l’uso di tali ordigni”, ha detto all’Adnkronos il generale Paolo Capitini, docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito di Viterbo.

“Russia e Ucraina si accusano di possedere la bomba sporca e in termini militari si chiama ‘tabù nucleare’, un’arma non arma. Sanno esattamente cosa provocherebbe, gli effetti devastanti dell’uso di un’arma del genere. Da Hiroshima non è stata più usata l’arma atomica e credo che allora non sapevano ciò che stavano facendo – ha precisato Capitini -. Di periodi tesi nella storia ne abbiamo avuti, ma mai a nessuno è venuto in mente di usare nella pratica un tale ordigno. Non conviene, è politicamente insostenibile e militarmente stupido. Anche perché si espone concretamente alla possibilità che la Nato faccia alzare i suoi aerei per una robusta risposta convenzionale”.

La strategia dei droni

Secondo il generale Capitini quella che al momento sta funzionando sul fronte russo è “la strategia dei droni: questa funziona e non è per niente finta. Con questi trabiccoli che costano dai 5 ai 9mila euro, i russi fanno dei danni grossi alle infrastrutture ucraine. Questi droni sono capaci di colpire solo dei bersagli fissi a terra e di una certa dimensione, una fabbrica, una centrale elettrica, uno scambio”.

L’idea, ha aggiunto Capitini, “è quella di una guerra a basso costo. Infatti sono gli iraniani a vendere questi droni perché ne hanno sperimentato l’uso già nella guerra dello Yemen. Si sono dimostrati validi nell’ipotesi di dover fermare un esercito tecnologicamente molto avanzato e molto potente, con dei mezzi appunto a basso costo. Dall’altra parte anche gli israeliani si sono interessati a questa materia tanto è vero che hanno offerto a Kiev, ed è facile immaginare perché, sistemi di rilevamento in volo di questi piccoli ma efficaci velivoli”, ha concluso Capitini.