Economia

Famiglie e imprese tartassate da debiti e rischio usura, ma la Sicilia sorprende

Famiglie sempre più indebitate e artigiani e negozianti a rischio usura. Una situazione al momento critica ma ancora sotto controllo soprattutto in Sicilia, che – sorprendentemente, si potrebbe dire – si trova alla 17esima posizione per l’indebitamento delle famiglie.

A denunciare il difficile rapporto tra italiani e credito è uno studio Cgia che stima come al 31 dicembre 2022 l’importo medio dell’indebitamento per nucleo famigliare presente in Italia sia salito a 22.710 euro. Uno stock complessivo dei debiti bancari, in capo a tutte le famiglie italiane, che si è attestato sul livello record di 595,1 miliardi di euro ed è aumentato del 3,5% rispetto al 2021. Uno scenario, questo, che per la Cgia potrebbe nascondere un altro rischio: la recrudescenza dell’usura a cui potrebbero essere esposte famiglie e commercianti.

L’analisi degli artigiani: “L’usura è un fenomeno carsico”

“Sebbene il numero delle denunce alle forze dell’ordine di questo reato sia da tempo in calo, non è da escludere che l’incremento dei debiti delle famiglie spinga più di qualcuno a rivolgersi agli usurai che, da sempre, sono più disponibili di chiunque altro ad aiutare chi si trova a corto di liquidità, soprattutto nei momenti economicamente più difficili. E’ noto a tutti che l’usura è un fenomeno carsico: difficilmente chi è caduto nella rete degli strozzini si rivolge alle forze dell’ordine”, spiegano gli artigiani di Mestre.

I dati nazionali sul rischio usura

I dati lasciano infatti poco spazio all’ottimismo. Le famiglie più in “rosso” sono ubicate nella provincia di Milano, con un debito medio di 35.342 euro (+5,1% rispetto al 2021); al secondo posto scorgiamo quelle di Monza-Brianza, con 31.984 euro (+3%) e al terzo posto le residenti a Bolzano, con 31.483 euro (+5%). Appena fuori dal podio si piazza Roma, con un debito medio che ammonta a 30.851 euro (+2,8%) e quelle di Como, con 30.276 euro (+3,8%). Tra le meno esposte, invece, ampie aree del Mezzogiorno, a riprova, spiega ancora la Cgia, di come “l’incremento dei debiti sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta nel biennio 2021-2022”. Le aree provinciali più esposte economicamente, infatti, si legge ancora nel Rapporto, “sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati anche se, in queste realtà, tra gli indebitati ci sono anche nuclei appartenenti alle fasce sociali più deboli”.

A Enna le famiglie meno indebitate d’Italia

Le famiglie residenti nella provincia di Agrigento, infatti, denunciano un debito medio di 10.302 euro (+3%) e quelle di Vibo Valentia, con 9.993 euro (+1,9%). Ma le famiglie meno indebitate d’Italia si trovano a Enna, con un “rosso” pari a 9.631 euro (+3,6%). Sempre nel 2022 infine, la provincia d’Italia che ha subito la variazione di crescita dell’indebitamento familiare più importante è stata Ravenna (+9,1%), mentre l’unica che ha subito una contrazione è stata Vercelli (- 2,3%).

Palermo e Catania occupano rispettivamente le posizioni numero 69 e 76, con una variazione del 2,7% rispetto alla precedente rilevazione. Va meglio per Messina, alla posizione 89 della classifica nazionale, con una variazione dell’indebitamento “solo” del +1,4%.

Incentivare ricorso al “Fondo per la prevenzione” dell’usura

“Con il progressivo rallentamento dell’economia e il conseguente crollo dei prestiti bancari alle imprese avenuto negli ultimi mesi, non è da escludere che sia in atto un “avvicinamento” delle organizzazioni criminali verso le micro aziende a conduzione familiare: come gli artigiani, i negozianti e tante partite Iva”, riflette ancora la Cgia. Da sempre d’altra parte il mondo dei lavoratori autonomi è quello più a rischio.” Per evitare tutto ciò bisogna invertire la tendenza, tornando a dare liquidità alle micro imprese, altrimenti molte di queste potrebbero finire tra le braccia degli usurai. Non solo, è altresì necessario incentivare il ricorso al “Fondo per la prevenzione” dell’usura. Uno strumento, quest’ultimo, introdotto per legge da alcuni decenni, ma poco utilizzato, anche perché sconosciuto ai più e, conseguentemente, con scarse risorse economiche a disposizione”, chiedono ancora gli artigiani di Mestre.