Il 30 dicembre scorso il ministero dell’Istruzione ha diffuso una nota informativa per chiarire le modalità di svolgimento dell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione, che ritornerà così com’era prima dell’emergenza pandemica. La valutazione finale sarà il risultato di due prove scritte del valore di 20 punti ciascuna, del credito scolastico maturato nell’ultimo triennio per un massimo di 40 punti e del colloquio orale fino a 20 punti, volto ad accertare “la capacità del candidato di collegare le esperienze acquisite in una prospettiva pluridisciplinare”.
La prova di italiano ritorna così a proporre sette tracce, trasversali a tutti gli indirizzi di studio, negli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico-sociale.
Volendo fornire delle indicazioni ai nostri maturandi, ma anche ai docenti, sulle tracce possibili, non si può ignorare quello che sta succedendo al clima: stiamo vivendo l’inverno più caldo dal 1800, secondo dati del Centro nazionale delle ricerche. A ciò si collega la notizia del 2 gennaio scorso del portone del Senato italiano imbrattato da attivisti del movimento “Ultima generazione” che si occupa di «disobbedienza civile nonviolenta contro il collasso eco-climatico».
La domanda da farsi è: a cosa serve la protesta? Può considerarsi solo nei confronti del governo in carica? La protesta deve essere colta da tutti i responsabili della formazione delle coscienze civili.
A conclusione dell’intero percorso scolastico la “Salute planetaria”, che la rivista specializzata inglese “Lancet” ha introdotto come nuovo campo di studio, deve essere presa in considerazione almeno nelle ultime classi. Si tratta di comprendere in che modo il clima, lo sfruttamento del suolo, l’inquinamento, la perdita di biodiversità minacciano la nostra salute e come occorre intervenire prima che la nostra stessa specie sia messa a rischio. Un tema così importante, anzi, dovrebbe diventare materia obbligatoria in tutti gli indirizzi di studio.
Twitter: @LRussoQdS