Politica

Sanatoria “bollente”, si rinvia ancora il ddl urbanistica

PALERMO – Le voci, che si rincorrevano già al mattino tra i corridoi di Palazzo dei Normanni, vedevano come unica strada percorribile per il Ddl in materia di urbanistica il ritorno in commissione. L’impianto del disegno di legge, già stralciato dal cosiddetto “salva casa” regionale, prevede aspetti che i gruppi di opposizione pare non intendano acconsentire che vengano approvati. Tra questi, le sanatorie degli immobili confiscati alla mafia, anche se edificati in violazione delle norme nazionali sulla distanza minima dal mare. Ma anche l’articolo 8 del testo in discussione all’Ars rappresenta una forzatura che la minoranza ha ritenuto peggiore di un precedente firmato Berlusconi: la concessione di aumento cubatura del 30% per determinati immobili. Una espansione pari ad un terzo di fabbricato in più, in conformità di adeguamento e non di nuova concessione edilizia, è troppo perché gli scranni dell’opposizione parlamentare all’Ars non battano sui tamburi prima di andare in battaglia.

E tra le fila della maggioranza si era invece già distinto un esponente di Fratelli d’Italia, l’onorevole Giorgio Assenza, per aver male accolto lo stralcio del Ddl urbanistica dal salva casa in attesa di eventuale recepimento del “salva casa” nazionale della Lega, detto anche “Decreto Salvini”. Una incrinatura all’interno della maggioranza di governo che non preannunciava compattezza.

Incrinatura che ha trovato una soluzione d’accomodo, sia sul piano politico tra partiti che in ordine ad una più ragionevole strutturazione dei lavori dell’Ars. I lavori d’aula infatti avevano avuto un avvio tardivo rispetto alla convocazione, dovuto ad un fulmine che ha squarciato Palazzo dei Normanni riguardante le elezioni dirette delle Province, e dopo un intervento non in ordine ai lavori ma al fulmine di cui sopra, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno ha disposto una sospensione di mezz’ora per una conferenza dei capigruppo.

Rinviato il Ddl in materia di urbanistica

Un ritiro all’esito del quale i gruppi hanno convenuto di rinviare il Ddl in materia di urbanistica al 29 ottobre. Cosa cambia tra l’avvio di discussione e la seduta programmata per martedì prossimo è semplice: il Ddl urbanistica verrà integrato dal recepimento del “Salva casa” nazionale e riportato in aula. Un ritorno che includerà anche gli emendamenti alla materia urbanistica, restando puro recepimento il cosiddetto “Decreto Salvini” sulle sanatorie edilizie. Rinvio per integrazione, ma che non distoglie l’attenzione delle opposizioni parlamentari all’Ars dagli articoli 8 e 14 del disegno di legge.

Antonio De Luca, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, ha infatti evidenziato, prima della chiusura dei lavori, che l’articolo 14 del Ddl in materia di urbanistica, così come concepito, consentirebbe la sanatoria per un immobile confiscato alla mafia anche se costruito appena un anno prima della legge regionale in discussione.

L’elezione diretta degli organi di governo delle Province

Ma a margine dell’ordine del giorno, il vero fermento ha come protagonista l’elezione diretta degli organi di governo delle province. Elemento scatenante del dibattito che ha subito pervaso l’intero Palazzo dei Normanni è stato un articolo che ha fatto apprendere ai deputati regionali dalla stampa la soluzione che la maggioranza del governo Schifani avrebbe trovato per reintrodurre l’elezione diretta dei presidenti e dei consiglieri delle aree vaste. In altre parole, l’elezione diretta di presidenti e consiglieri delle tre Città metropolitane e dei sei Liberi consorzi che si chiamavano Province. Un Ddl uscito dalla porta che rientrerebbe dalla finestra, malgrado le avvertenze di due opposti deputati, Assenza e Cracolici.

Per il deputato di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza, che così ha chiaramente esposto in capigruppo la questione, il problema dell’elezione di primo livello delle Province è l’incostituzionalità. Per il deputato del Partito Democratico Antonello Cracolici, il tentativo incostituzionale di reintrodurre le elezioni in questione rischia di portare l’Assemblea regionale siciliana verso lo scioglimento. In entrambi i casi, sullo “snello” disegno di legge annunciato a mezzo stampa, interverrebbe la Corte costituzionale. L’Esame del disegno di legge “Disciplina degli organi di governo degli enti di area vasta e per l’elezione diretta dei loro componenti” è stato affrontato dalla I commissione Affari istituzionali appena prima di pranzo.

Legambiente: “Ipocrisia sconcertante”

PALERMO – “Siamo profondamente sconcertati dall’ipocrisia con cui questa classe politica, invece di promuovere azioni concrete di tutela e riqualificazione, continua, con ogni nuova legge urbanistica, a trattare il governo del territorio come un’opportunità per favorire la cementificazione di nuove aree e per sanare piccoli e grandi abusi”. A dirlo è Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia.

“Gli eventi calamitosi, non solo di questi giorni, dovrebbero ormai aver reso chiaro quali siano gli interventi di adattamento e mitigazione necessari per limitare il rischio idrogeologico e idraulico – prosegue il numero uno dell’associazione del Cigno nell’Isola -. Eppure, si continua a mantenere ambiguità sul consumo di suolo che, invece, deve essere al contrario azzerato, e a prestare il fianco a palazzinari e abusivi”.

“Se si vuole che la riforma urbanistica possa produrre ‘l’ordinato sviluppo del territorio’, obiettivo primario della pianificazione – sottolinea Castronovo -, sarebbe necessario bloccare qualsiasi variante, occorrerebbe promuovere politiche che privilegino la rigenerazione urbana rispetto all’espansione, rendendo le nostre città più resilienti e migliorando la qualità della vita nelle aree periferiche più degradate”.

“È necessario, lo ribadiamo, azzerare il consumo di nuovo suolo affinché s’inneschi un reale processo di rigenerazione delle nostre città”, concluede il presidente di Legambiente Sicilia.