Ambiente

Sanatorie edilizie, Regione prova a superare l’impugnativa

PALERMO – Si continua a discutere della “nuova sanatoria”, dopo l’impugnativa del governo nazionale sulle leggi regionali in materia di edilizia. Lo stato dei fatti e le possibili strade da percorrere sono state discusse in una audizione in commissione Ambiente all’Ars dall’assessore regionale per il Territorio e l’ambiente, Toto Cordaro, che ha espresso una serie di riflessioni sulla tematica, chiedendo se sia possibile approvare le norme in maniera tale che superino le ragioni ostative dell’impugnativa o se non sia il caso di resistere davanti alla Corte Costituzionale.

La presidente della commissione, Giusy Savarino, ha detto che su alcune questioni quali, ad esempio, l’elenco delle attività permesse in edilizia libera e quelle inerenti alla comunicazione asseverata di inizio attività, bisognerebbe resistere in Corte Costituzionale poiché l’impugnativa sembra non essere fondata mentre, su altre questioni, manifesta la propria disponibilità all’approvazione di norme che possano superare i rilievi critici. Una sorta di compromesso, quindi, per cercare di superare quelli che sono i punti impugnati dal governo nazionale.

La disposizione regionale contenuta nell’articolo 1 della legge regionale n. 19/2021, porrebbe, infatti, gravi problemi di costituzionalità, sotto diversi profili: si interviene in un ambito, quello del condono edilizio, che è riservato in via assoluta allo Stato e sul quale, pertanto, la Regione è sfornita di potestà legislativa. Ancora, si definisce norma di interpretazione autentica una disposizione che invece ha carattere innovativo e che interviene sul procedimento di definizione di domande di condono presentate da circa diciassette anni, prevedendo persino la riapertura dei procedimenti già conclusi, anche in presenza di un giudicato sfavorevole, determinando esiti gravemente irragionevoli e lesivi del principio di stabilità dei rapporti giuridici. Pertanto, si incide di conseguenza sulla punibilità di fatti penalmente illeciti, così invadendo anche la sfera di competenza statale inerente l’ordinamento penale.

Tanti i punti da rivedere o da discutere, quindi, per una legge che già da mesi suscita reazioni e polemiche. Nonostante la serenità dell’assessore regionale al ramo che, anche dopo che il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare la legge della Regione siciliana 29 luglio 2021, n. 19, ha voluto ribadire la propria convinzione sulla bontà e coerenza giuridica della norma. Asseriva, inoltre, che la sua convinzione nascesse dalla piena adesione degli ordini professionali competenti, e cioè ingegneri, agronomi, geologi e architetti, oltre che del voto favorevole, prima di essere discussa e approvata in aula all’assemblea regionale siciliana, della commissione urbanistica dell’Ars e la condivisione dell’ufficio legislativo. La norma, stralciata dal disegno di legge sull’edilizia nel quale era stata inizialmente inserita, di fatto prevede la possibilità di sanare i fabbricati realizzati in aree di inedificabilità relativa ma deve ancora avere il voto finale del parlamento regionale che potrebbe arrivare a stretto giro di posta.

La decisione di separare l’articolo 20 (sulla sanatoria) dal resto del disegno di legge sull’edilizia è stata presa nel corso di una recente seduta d’aula dalla Presidenza dell’Ars, anche alla luce del rischio di una possibile impugnativa da parte del Consiglio dei ministri. Il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè ha dunque separato il destino della sanatoria da quello del ddl sull’edilizia, per far sì che una eventuale impugnativa non blocchi il resto delle norme di settore contenute negli altri articoli del ddl.