Per la sanità “servono circa 15 miliardi di investimenti”, necessari a rimettere in moto il sistema. Una cifra elevata “per questa difficile fase economica”. Ma non impossibile “con una buona programmazione pluriennale”. Soprattutto considerando che “ogni euro investito per il Ssn torna allo Stato. Il settore è un motore di crescita, un moltiplicatore degli investimenti che stiamo analizzando nel dettaglio insieme al Censis. A ottobre sarà pronto il Rapporto e potremmo indicare i dati precisi di quanto ‘torna’ delle risorse investite”. Così all’Adnkronos Salute il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, in merito al dibattito sulle scarse risorse disponibili per la sanità, in particolare per il personale.
“Credo che, in vista della Finanziaria, debba essere ribadito il concetto che investire in sanità non significa perdere denaro ma anzi, alla lunga, guadagnarlo. Guardiamo alla Germania, che impiega il 10% del Pil. O la Francia dove si sta finanziando la sanità proprio per promuovere crescita. Anche per loro esiste la crisi, eppure investono in assistenza”. I soldi destinati alla sanità, continua Anelli, “tornano in termini di aumento del Pil, in termini di tasse e altro. Stiamo elaborando la quantificazione di quanto tutto questo vale economicamente. E questo chiarirà quante siano effettivamente le risorse necessarie: con il Rapporto dimostreremo in maniera inequivocabile che lo Stato non ci perde investendo in Ssn. Questa è la nostra ambizione”. Con un investimento programmato di 15 miliardi su più anni “si avrebbe anche il vantaggio di attivare un progetto più strutturato e a lungo termine per il Ssn”.
“Purtroppo – conclude Anelli – stiamo cominciando a vedere ciò che accade in ogni Finanziaria, con la sanità che diventa secondaria rispetto ad altri interventi”. Questo evidenzia che “già abbiamo dimenticato la lezione del Covid. Tutta la classe politica, in quella fase, concordava sul fatto che bisognava potenziare la sanità pubblica. Un impegno demandato al Pnrr che, però, non è completo, perché mancano totalmente le risorse per i professionisti” .