La Sicilia non ottiene la sufficienza nell’ultimo monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), relativo all’anno 2022: la sanità siciliana non raggiunge la soglia dei 60 punti nell’area della prevenzione e nell’area distrettuale e colleziona così un’altra “maglia nera”. Un dato deludente che, però, non arriva come una grande sorpresa per la popolazione e le autorità, alle prese con gli enormi “vuoti” sanitari che vanno dalla carenza dei medici al problema delle liste d’attesa.
La relazione – divulgata nelle scorse ore – è stata redatta dall’Ufficio 6 dell’ex Direzione generale della programmazione sanitaria – Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale, del Ministero della Salute.
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La Sicilia presenta un punteggio sotto la soglia di sufficienza (60) nell’area della prevenzione e nell’area distrettuale. Ed è in compagnia: anche Calabria e Sardegna, infatti, presentano un quadro sanitario simile e lo stesso risultato dopo il monitoraggio del NSG (Nuovo Sistema di Garanzia).
Nello specifico, nell’area della prevenzione la Sicilia porta a casa un punteggio di 47,18, tra i più bassi a livello nazionale dopo quello di Calabria (36,59) e Sardegna (46,55). Per quanto riguarda la seconda macro-area, quella distrettuale, il punteggio è 58,04. Una discesa allarmante per la Sicilia, che nelle precedenti rilevazioni (anni 2020 e 2021) aveva un punteggio superiore a 62. Unica sezione del monitoraggio dove la Sicilia raggiunge un discreto 78,38 è quella relativa all’area ospedaliera. C’è da dire, però, che l’unica Regione italiana che non arriva al 60 in questa area è la Valle d’Aosta. Solo una magra consolazione, quindi.
Le criticità nel campo della sanità in Sicilia sono diverse. In particolare, il report mette in evidenza il risultato negativo sull’indicatore “Intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso”. Si tratta di un indicatore che misura “la capacità tempestiva di risposta del sistema di emergenza e le performance del sistema 118” e in Sicilia – come nelle Regioni Valle d’Aosta, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna – è superiore o uguale a 23 minuti. Un dato che allontana la Sicilia dalla sufficienza in ambito sanitario.
In più – si legge nel monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA), relativo all’anno 2022 – la Sicilia ottiene un deludente 0 nelle coperture vaccinali nei bambini a 24 mesi sia nel ciclo base che per MPR. La prevenzione – nella sanità siciliana – appare ancora quasi come un “tabù”, o almeno così si direbbe osservando il punteggio dell’indicatore composito sugli stili di vita (54,3) e quello dell’indicatore relativo alla proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello per mammella, cervice uterina e colon-retto (che arriva appena al 36,2%).
Passando all’area distrettuale, sono tre gli indicatori che impediscono alla sanità siciliana di raggiungere l sufficienza piena: il già citato intervallo Allarme-Target dei mezzi di soccorso, il numero di deceduti per causa di tumore assistiti dalla Rete di cure palliative (punteggio di 43,2) e il numero di anziani non autosufficienti in trattamento socio-sanitario residenziale in rapporto alla popolazione residente (33,7).
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Nella macro area ospedaliera – nel monitoraggio dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (LEA) – la Sicilia raggiunge un punteggio medio-alto. C’è però un punteggio insufficiente: si tratta di quello dell’indicatore sui parti cesarei sia nelle maternità di I livello o comunque con <1.000 parti sia nelle maternità di II livello o comunque con ≥ 1.000 parti/anno, pari a 28,4. I parti cesarei diminuiscono nelle strutture più piccole, aumentano in quelli più grandi.
Altra nota positiva per “addolcire” il quadro amaro delineato dagli esperti del Ministero: crescono gli interventi per il cancro al seno eseguiti in strutture ad alto volume e alta specializzazione.
Immagine di repertorio