Sull’Etna le eruzioni laviche si sono susseguite da secoli immemorabili. Sulla lava pietrificata sono sorti masserie e cittadine dove gli abitanti del vulcano hanno da sempre convissuto con il dramma latente del rischio imponderabile. Lapilli e terremoti costellavano la vita quotidiana degli abitanti del vulcano dedita alle loro attività che nei momenti drammatici, ricorrevano all’intercessione di santi chiedendo aiuto, speranza e perché no fiducia. Poi la rabbia dell’Etna si placava e la fiumara lavica si fermava dopo aver rischiato nell’autunno del 28, di mettere in ginocchio il comune di Sant’Alfio. E lì sorse, in segno di ringraziamento di miracolo, una chiesetta nel punto in cui le ultime pietre infuocate si raffreddarono per sempre nei pressi della località “Malazzeni”.
Quest’anno ricorre il 93 anniversario dell’eruzione dell’Etna che ebbe inizio il 02 novembre 1928, minacciando il comune etneo di Sant’Alfio “a Vara”. In quei frangenti la popolazione si affidò all’intercessione dei SS. Fratelli Martiri Alfio, Filadelfio e Cirino. Il 4 novembre dopo un boato si apri una nuova bocca a 1150 m di quota, riversando il magma verso l’antica Mascali seppellendo buona parte della Città. Un ricordo particolare va all’arcivescovo. Evasio Colli (Lu,9 maggio 1883-Parma 13 marzo 1971) -V vescovo di Acireale- (1927-1932) per la vicinanza e il sostegno prestato alle popolazioni colpite dall’eruzione.
Il 3 novembre, dice-L’Arciprete Parroco Sac. Giovanni Salvia- per noi devoti dei Santi Alfio, Filadelfio e Cirino è una data fissa del calendario, perché ci riporta all’evento del 1928, quando i fedeli assieme al clero portando le Sacre Reliquie dei Santi, si presentarono con devozione, inni e cantici spirituali, in processione verso “Magazzeni”. Ebbene, con lo stupore dei presenti, il fronte lavico, con evento inspiegabile e direi prodigioso, si avverti un forte boato che fece deviare e arrestare l’eruzione diretta verso il nostro paese.
Probabilmente non erano insolite le manifestazioni esterne del vulcano e, talvolta duravano mesi, a intermittenza. Boati, fuoriuscita di fumo, di cenere…di lava era questo quello che si avvertiva in quei primi giorni di novembre. Si vedeva il rossore della lava al cratere nella notte buia e, da lontano nei paesi sottostanti, si discuteva in piazza o nelle le strade che fosse in corso un’eruzione. Quando il vulcano, poi, decideva di calmarsi, tutto tornava tranquillo, almeno sembrava.
Quella volta l’eruzione del 1928 fu grande davvero e durò 18 giorni. Diverse bocche si aprirono ad altitudini differente con emissioni di lava abbastanza liquida. Il 4 novembre si apri una frattura tra quota 1200 e 1400, la cui colata si incanalò nel torrente “Pietrafucile”.La lava scendeva senza pietà, seppellendo vigneti, alberi, case interrompendo alcuni tratti della ferrovia Circumetnea, della SS Messina-Catania e distruggendo completamente la stazione ferroviaria FS di Mascali, dopo aver danneggiato gran parte dell’abitato di Mascali, salvando solo una piccola porzione di periferia, l’odierna frazione di “Sant’Antonino”. Gli abitanti del comprensorio ionico etneo si sentivanotristi, preoccupati e tanto confusi in mezzo a tanta gente che si disperava perché la lava stava per coprire la propria abitazione o il suo agrumetoe caricavano masserizie sui carri per svuotare le case che presto sarebbero state sepolte.
Settimane di ansia, di speranza e di paura; si temette anche per i paesi vicini che un tempo formavanol’anticacontea di Mascali. La sciara, addensandotisi, restava a fumare per molto tempo ed era calda dopo settimane. La colata si arresto il 16 novembre ad appena 25 metri sul livello del mare dopo aver raggiunto la località di “Carrabba”. Gli abitanti, in quelle ore tragiche, furono travolti dal panico dovuto all’avanzare della lava verso le abitazioni e due persone persero la vita. La fuoriuscita di lava cessò il 20 novembre 1928.
A quasi un secolo dall’eruzione del 1928 soprattutto in quest’annoche abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo, spessoi nuvoloni neri si stendono, offuscando la luce del sole, sulle contrade di montagna, sulle frazioni in collina sui frutteti in pianura giungendo fino ai paesi costierie una fitta pioggia di sabbia cade coprendo ogni pezzo di terra da Taormina fino ai comuni della zona Ionica fino a raggiungere gli insediamenti abitativi dell’ Acese, causando disagi notevoli alla viabilità per gli automobilisti .Negli ultimi tempi è aumentata anche l’attività piroclastica e la fiumara di fuoco,che scende, fino a stendersi in una valle, riempiendola, accavallandosi ancora sulla vecchia sciara formando una nuova grigia muraglia, incuriosendo fotografi, appassionati del luogo, forestierima soprattutto turisti stranieri che seguono con trepidazione il fenomeno vulcanico.
In occasione del giorno di festa e di ringraziamento del 3 novembre alle ore 11 come da programma, sarà celebrata tra le tante celebrazioni, la Santa Messa presso la chiesetta di“Malazzeni” presieduta dal novello presbitero Rev.mo Sac.Rosario Raciti.
Antonino Di Mauro