Il presidente della Regione, Renato Schifani, è molto dispiaciuto per i comportamenti dell’Assemblea regionale, che sembra ce l’abbia con lui come dimostra la bocciatura del Disegno di legge sulle Province siciliane.
Va chiarito subito che con Legge costituzionale 2/2001, sono state modificate lo Statuto siciliano e la Legge regionale 29/1951, formulate in modo tale da eleggere due vertici istituzionali direttamente dal popolo: il presidente della Regione da un canto, e i settanta (prima novanta) deputati regionali dall’altro. Essa ha riservato al presidente il cosiddetto listino, nel quale inserisce sette deputati che vengono automaticamente eletti con la sua elezione per tentare di dargli una maggioranza. Ma non è detto che ciò accada. Per cui, nonostante il predetto listino, il presidente potrebbe non averla.
Dal che ne consegue la considerazione che la legge prevede due poteri: quello amministrativo, rappresentato dal presidente, e quello legislativo rappresentato dall’Ars. Ricordiamo che i due vertici debbono restare in vita oppure possono eliminarsi a vicenda.
Come? Con le dimissioni di un potere va via anche l’altro potere e viceversa.
Ci sembra che questa struttura legislativa dia più potere al presidente che all’Assemblea, perché il primo, con le proprie dimissioni, può mandare a casa i settanta deputati.
Ma non è in questa disamina il punto del nostro ragionamento, bensì nel fatto che il presidente della Regione “possiede” un coacervo di potenziali decreti presidenziali che gli consentono di fare funzionare la macchina senza bisogno dell’Ars.
In Sicilia, vi sono migliaia e migliaia di leggi vigenti, le quali prevedono che moltissime attività presidenziali possano essere effettuate con i relativi decreti. A questo punto, il presidente Schifani, quando si accorge di non avere la maggioranza per fare o modificare le leggi dell’Assemblea regionale, può ignorarla e andare avanti nella sua azione insieme ai suoi assessori, che consiste nel fare funzionare la Regione come Ente autonomo sotto tutti i punti di vista, nessuno escluso, utilizzando al meglio gli assessori e i direttori di Dipartimento.
Per esempio, la Regione dispone di decine e decine di miliardi come segue: alcuni ancora come residuo del Piano operativo Ue 2014/2020; poi sette od otto miliardi del Piano Operativo Ue 2021/2028; all’incirca tre miliardi del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc); oltre che di alcuni miliardi del Pnrr; infine, qualche miliardo previsto nel proprio bilancio. Può inoltre accedere a finanziamenti della Bei (Banca europea degli investimenti) e a finanziamenti di altri enti mondiali esclusivamente per la costruzione di infrastrutture.
Basterebbe mettere in moto diverse squadre tecniche di grande capacità operativa e organizzativa, per spendere presto e bene una parte cospicua delle risorse elencate ed ecco che la ruota economica accelererebbe e, con essa, l’aumento del Pil, che in atto è inferiore alla media nazionale.
Dunque, Schifani governi con i suoi decreti, faccia crescere la Sicilia in tutte le sue componenti economiche e lasci le beghe ai settanta deputati.
L’anno scorso in Sicilia vi sono stati sedici milioni di pernottamenti di turisti; in Veneto sono stati settantatré, cinque volte di più; in Lombardia, che ha la stessa dimensione della Sicilia (venticinquemila chilometri quadrati), trentanove.
Con tutto il rispetto per quelle due importanti Regioni, non c’è alcun dubbio che il coacervo di tesori paesaggistici, storici, archeologici, culturali e naturalistici della nostra Isola sia nettamente superiore.
Com’è possibile che qui il numero di turisti sia nettamente inferiore? La risposta è semplice. Quelle due Regioni hanno un’organizzazione efficiente per attrarre il turismo nazionale ed estero, mentre nella nostra Regione tale organizzazione non è neanche embrionale.
Che fare? Il presidente Schifani riunisca una task force con cui andare a Roma per portare in Sicilia quattrocento o cinquecento convegni nazionali, soprattutto in inverno; faccia visitare agli studenti della Sicilia occidentale quella orientale e viceversa; invii una task force nelle ambasciate orientali, centro-europee e americane per alimentare l’attrazione di milioni di turisti per conoscere i nostri tesori.