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Schifani su giudizio Corte dei Conti: “Apporteremo i dovuti correttivi”

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, interviene al termine dell’udienza pubblica della Corte dei Conti per la parificazione del rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2020. Presenti all’udienza, andata in scena nell’aula magna di Giurisprudenza di Palermo, l’assessore all’Economia isolano, Marco Falcone, l’assessore alla Famiglia, alle politiche sociali e al lavoro, Nuccia Albano, il ragioniere generale della Regione, Ignazio Tozzo, l’avvocato generale della Regione, Giovanni Bologna, il segretario generale della Presidenza della Regione, Maria Mattarella e autorità istituzionali.

Le parole di Schifani

“Abbiamo ascoltato il pronunciamento della Corte e la questione della legittimità costituzionale che è stata sollevata a proposito del decreto legislativo firmato dal presidente del Cdm e dal Capo dello Stato – dice Schifani -, che consentiva alla Regione di spalmare il proprio debito in dieci anni. Pur non condividendo tale iniziativa che, a onor del vero, avrebbe potuto essere portata avanti un anno fa e non lo è stata, ci attiveremo perché il Governo e il Parlamento nazionali possano confermare tale facoltà. Riguardo alle altre partite che sono state contestate, le valuteremo per apportare i dovuti correttivi”.

“Sollevare la questione di legittimità costituzionale non è paralizzante per l’attività amministrativa e finanziaria della Regione Siciliana – ha invece affermato Falcone -. È doveroso in questa fase rassicurare i cittadini, i dipendenti, le imprese e gli attori sociali a vario titolo sul fatto che la tenuta economica della Regione non è in discussione. Rimaniamo convinti della piena legittimità del decreto legislativo che consente il ripiano del disavanzo in dieci anni, ma, per dirimere e velocizzare la soluzione della questione, ci confronteremo con il Governo nazionale e il Parlamento per ottenere in tempi brevissimi la condivisione di una norma che risolva il problema e il conflitto tra poteri dello Stato (Corte costituzionale e Governo nazionale), sollevato oggi dalla Corte dei Conti”.