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Sclerosi multipla, lanciata un’app che aiuta i pazienti a gestire la fatica

ROMA – Un’app che aiuta i pazienti e i caregiver a gestire la fatigue (un forte stato di stanchezza mentale e fisica che accompagna soprattutto durante i trattamenti medici): come misurarla, monitorarla, gestirla e comunicarla a familiari e al medico. È questo il progetto Fuel, di un team multidisciplinare di studenti delle Università di Modena e Reggio Emilia e del Politecnico di Milano – con il supporto di Sanofi Genzyme, dell’Università di Bologna e di AlmaCube, hub dell’Università di Bologna e di Confindustria Emilia Centro.

Il progetto è stato presentato nell’ambito dell’evento #Connessievicini promosso da Sanofi Genzyme in collaborazione con Aism, Associazione italiana sclerosi multipla. Accorciare le distanze fisiche grazie al digitale e ripensare l’assistenza sanitaria per avvicinarla alle persone, anche sfruttando il potenziale offerto dalle tecnologie :sono questi alcuni degli spunti messi in campo all’evento.

Al centro le persone con sclerosi multipla, che si trovano oggi, come molte altre con patologie diverse, per l’emergenza sanitaria ad affrontare una “nuova normalità” come un percorso in evoluzione, da ricostruire. “Non ci siamo mai fermati – ha evidenziato Francesco Vacca, presidente di Aism – e abbiamo messo in campo tutte le risorse per essere presenti e di supporto. Fondamentali si sono rivelati gli strumenti della Digital health e il dialogo costante con istituzioni, clinici e aziende”. “Da diversi anni – ha aggiunto Marcello Cattani, country lead e amministratore delegato Sanofi Italia – mettiamo a disposizione delle persone con sclerosi multipla non solo terapie, ma anche servizi e iniziative per contribuire al miglioramento della qualità di vita”.

“In collaborazione con Aism, neurologi ed esperti di Nordic Walking, nutrizione, mindfulness e Tai Chi – ha aggiunto Cattani – abbiamo costruito un percorso pensato per supportare in modo olistico le persone con sclerosi multipla e i caregiver”. “Oggi, abbiamo dovuto ripensare in chiave digitale molte attività. Siamo convinti, però, che le tecnologie – ha concluso – non debbano sostituire lo specialista, ma possano offrire un valido supporto nella gestione di un paziente sempre più connesso, attivo informato”.