Se ci fate caso, da parecchi giorni nei diversi media di informazione come siti, giornali, radio, televisione ed altri, non si parla più della guerra russo-ucraina, come se essa fosse già finita. Magari! Essa continua, anche se l’opinione pubblica italiana non se ne cura, perché le informazioni sono fortemente diminuite ed in qualche caso cessate del tutto.
Non si capisce bene perché il giornalismo italiano abbia messo molto in fondo questa terribile guerra, forse perché attratto dal nuovo conflitto fra Hamas ed Israele.
Sorge il sospetto che l’informazione sia manovrata ed indirizzata verso uno scenario piuttosto che verso un altro, in relazione all’interesse di chi la trasmette e agli scopi che si prefigge.
Non vorremmo ricordare la Spectre di Ian Fleming, famosa organizzazione mondiale malavitosa che voleva conquistare il mondo, contro cui l’autore britannico schierò il suo personaggio, Bond, James Bond, ossia l’agente 007. Ma questo è romanzo e non realtà.
Che gli interessi su questo Pianeta siano mossi dal dio Danaro è fuori discussione. Esso governa le menti diaboliche di gruppi che hanno un forte potere a livello mondiale e che indirizzano verso una direzione o un’altra le azioni dei diversi contendenti per perseguire obiettivi ed interessi contrari a quelli generali.
Cosicché, la guerra in Medio Oriente è appena cominciata lo scorso 7 ottobre e non si vede come essa possa finire perché non si tratta di una controversia locale, ma, come prima si descriveva, di una internazionale, dove dietro le quinte agiscono le più grandi potenze mondiali.
È di interesse dell’industria delle armi di tutti i Paesi del mondo che vi siano guerre perché in questo modo il loro fatturato aumenta e con esso gli enormi profitti, non sempre tassati. Infatti, le armi comprate da gruppi o da organizzazioni segrete non vengono certamente fatturate e non vengono pagate con risorse che transitano dalle banche se non quelle dei paradisi fiscali, che ancora nel nostro mondo esistono in maniera cospicua.
Quindi, non solo la produzione ed il commercio di armi sono di per sé deplorevoli ma, in più, alimentano un mercato nero con rilevanti movimenti non tassati di danaro, quindi con danno agli Stati, ove risiedono tali industrie, e ai rispettivi cittadini.
Sentiamo molti che difendono i palestinesi ed altri che difendono gli israeliani; costoro non vedono la questione di fondo: l’odio non porta a nulla.
I palestinesi hanno il diritto di vivere civilmente sul loro territorio e gli israeliani hanno altrettanto diritto di sviluppare le loro attività in quella terra loro assegnata nel 1947.
La tesi di cacciare gli ebrei da un territorio in cui risiedevano ancora prima dei palestinesi o la tesi di tenere in scacco gli oltre due milioni di persone che vivono nella Striscia di Gaza, sono estreme e non si vede come si possa raggiungere un accordo partendo da punti così lontani.
In questo quadro, va sottolineato l’ulteriore accorato appello di Papa Francesco, che spinge alla ricerca della pace. Ma egli, da buon gesuita, sa bene che la pace non conviene a chi vuole la guerra perché la prima è contraria alla seconda ed è proprio quest’ultima che alimenta gli interessi dei famelici produttori di armi, e non solo.
Dunque, la guerra russo-ucraina è sparita dall’orizzonte dell’informazione nazionale. Ma in quel territorio continuano a morire bambini, donne anziani e non. Anche là sarebbe opportuna l’iniziativa di pace più volte chiesta da Papa Francesco, che nominiamo per la seconda volta. Ma anche lì non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
La domanda è: a chi serve quella guerra? Non certo ai russi, che avrebbero voglia di chiuderla rapidamente, pur annettendosi, anche parzialmente, territori conquistati; non certo agli ucraini, che vorrebbero chiuderla riacquisendo anche parzialmente quei territori conquistati dalla Russia.
Mentre la pace servirebbe ai popoli, che sono martoriati da continui bombardamenti e servirebbe a risparmiare decine di migliaia di vittime fra chi combatte, anche casa per casa, in un’inutile guerra che soddisfa i pochi, ma sacrifica i molti.
Si tratta di una cosa evidente che viene sottoposta alla vostra riflessione, fermo restando che ognuno deve pensare con la propria testa e non con quella degli altri.