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Scorie nucleari, in Sicilia individuate le “aree potenzialmente idonee”

Nei giorni scorsi la Sogin, Società Gestione Impianti Nucleari, ha trasmesso al Ministero per la Transizione Ecologica, la Carta Nazionale delle Aree Idonee ad ospitare il deposito nazionale per i rifiuti radioattivi (prodotti esclusivamente in Italia) e parco tecnologico.

Un faldone composto da oltre 25 mila pagine. Inizialmente la proposta è stata validata dall’ISIN (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione) e successivamente dai Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente (oggi Ministero della Transizione Ecologica). La conclusione dell’iter ha dato il via libera alla consultazione pubblica.

La Cnai, la “mappa” dei posti in Italia in grado di ospitare le scorie nucleari

Una maxi operazione trasparenza che ha raccolto 300 osservazioni e proposte tecniche sulla “Carta nazionale” e sul progetto di deposito nazionale. Inoltre si è tenuto un seminario nazionale (dal 7 settembre al 24 novembre 2021) che si è concluso il 5 dicembre 2021 con la divulgazione dei dati raccolti nel corso degli incontri e delle sessioni di lavoro, di cui una nazionale e sei nelle Regioni interessate: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna.

A questa fase hanno partecipato oltre 160 persone e sono stati ascoltati rappresentanti delle Istituzione e degli Enti nazionali e locali, quindi, rappresentanti delle associazioni e comitati costituiti nei diversi territori.

La consultazione, gestita da Sogin, massima trasparenza e completezza informativa

Alla luce dei lavori del seminario è stata data la possibilità di una seconda consultazione pubblica nella quale i territori hanno avuto l’ennesima occasione di proporre ulteriori modifiche alla proposta.
La “Carta”, quindi l’elenco ristretto dei siti idonei allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, ricevuta dal ministero è stata elaborata sulla base della documentazione raccolta, contenente proposte e osservazioni. Oltre 25 mila pagine comprendenti tutti gli atti prodotti (documenti, studi, relazioni) e le cartografie.
A questo punto il ministero della Transizione Ecologica dovrebbe approvarla, non prima di avere sentito l’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione e di concertare il Decreto con il ministero delle Infrastrutture.

In ogni caso, la strada che il Governo vuole percorrere è quella della condivisione con la popolazione delle aree ritenute idonee ad ospitare il deposito nazionale e il parco tecnologico, sulle quali sono previsti investimenti per oltre 900 milioni di euro.

Quali e dove sono le “aree potenzialmente idonee” in Sicilia

Le aeree potenzialmente idonee, indicate nella mappa provvisoria e classificate con la lettera A, si trovano nelle province di Alessandria Torino e Viterbo. Alcuni territori di queste province, secondo gli studi, avrebbero il “massimo livello di idoneità”, da non interpretare – al momento – come definitivamente idonee.

Le altre 11 aree, classificate A2, trovano sempre in provincia di Alessandria, e nelle province di Siena, Grosseto, Viterbo, Bari, Matera e Taranto.
Di “serie B” sono le aree in Sicilia (in provincia di Caltanissetta) e Sardegna nelle province di Oristano e nella pianura del Campidano. Restano in “serie C” quelle individuate “in zona sismica 2”, tra Viterbo, Potenza, Matera, Trapani e Palermo.

La fase successiva alla scelta dei siti

L’area che verrà scelta sarà oggetto di ingenti investimenti per la realizzazione delle infrastrutture sotterranee e di studio, fuori terra, nella quale verrebbero stoccati, in assoluta sicurezza “circa 78.000 metri cubi di rifiuti radioattivi – si legge nel sito depositonazionale.it – a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni”.

“Di questi rifiuti, – riporta il sito web – circa 50.000 metri cubi derivano dall’esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria”.

Secondo il cronoprogramma tutto dovrà realizzarsi entro il 2029, abbiamo motivo di ritenere che la guerra tra la Russia e l’Ucraina avrebbe accelerato i tempi decisionali.

Vincenzo Lapunzina