L’anno scolastico è giunto al termine ed è stata una vera festa per i ragazzi l’ultimo giorno di scuola, soprattutto perché sono ritornati ad attendere tutti insieme il suono della campanella per augurarsi “buone vacanze” o darsi appuntamento al mare o al campetto a giocare lontano dai banchi. Anche se la mascherina è lì a ricordarci che il virus continua a circolare e che tante sono le perdite di persone care che abbiamo sofferto, sono i giovani che più di tutti ci spingono a guardare al futuro e noi insegnanti in questi giorni siamo riuniti per valutare nel corso degli scrutini finali come è andato quest’anno, finalmente senza essere costretti a promuovere in ogni caso.
Sì, perché la pandemia, ha provocato quel grave disastro di dare la promozione a tutti, soprattutto a giugno 2020, con conseguenze disastrose già viste quest’anno, in cui molti alunni hanno abbandonato la scuola perché non in grado di sostenere i ritmi della frequenza regolare o spesso hanno avuto difficoltà a fare ingresso a scuola alla prima ora.
Hanno fatto male quei genitori che si sono affannati a farsi rilasciare dei certificati medici per giustificare le assenze prolungate. Spetta a noi adulti ricordare che per ottenere risultati nella vita occorre fare sacrifici e che il sapere si conquista anche grazie all’applicazione costante, al confronto con gli altri e con le prove scritte e orali.
Ogni docente è chiamato a valutare il profitto tenendo conto non solo degli esiti di interrogazioni e compiti, ma anche del livello di partecipazione alla vita scolastica fatta di attività in collaborazione con i compagni, supportate spesso dalla tecnologia che grazie al Covid è sempre più diffusa nelle scuole.
Ricordiamo ai nostri figli che le regole vanno rispettate e che c’è un tempo per tutto, cioè per l’impegno prima e per la gratificazione poi.
Twitter: @LRussoQdS