Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani, dopo le dichiarazioni rilasciate da diversi esponenti politici in merito all’apertura delle scuole fissata per il 7 di gennaio, con una didattica in presenza al 50%, segnala di aver ricevuto molte lamentele da parte del mondo scolastico. Inoltre si può facilmente constatare dai siti delle testate giornalistiche di settore come tra i commenti degli interessati risulti maggioritaria la propensione alla cautela e la preoccupazione per le possibili conseguenze sia tangibile.
Il CNDDU – attraverso il suo presidente Romano Pesavento – chiede al Ministero dell’Istruzione di verificare ulteriormente le condizioni generali in atto prima di procedere all’aperture incondizionata delle scuole di ogni ordine e grado. Riteniamo fondamentale avviare monitoraggi globali e analizzare attentamente tutte le varie situazioni regionali prima di far ripartire docenti fuorisede e sollecitare la sanificazione dei locali, in quanto il rischio di dover nuovamente attivare la DaD dopo due / tre settimane in presenza in funzione di una terza ondata è tutt’altro che remoto.
Vogliamo evidenziare che, come riferito dalla sottosegretaria della Salute Sandra Zampa, (https://www.corriere.it/scuola/secondaria/20_dicembre_15/vaccino-covid-zampa-a-gennaio-medici-poi-piu-fragili-studenti-rischiano-meno-9d6c82b6-3e41-11eb-9065-1ec87c08befd.shtml) e dai sindacati confederali in merito alle professioni da vaccinare in maniera prioritaria, la categoria degli insegnanti è tra le attività lavorative più rischiose per il contatto con il pubblico. Oggi i contagi hanno fatto registrare un valore pari a 22.211 nuovi casi; 462 vittime ed un tasso di positività al Covid in Italia, che si attesta al 14,1% rispetto al 12,6% di giovedì. Si dovrebbe riflettere su tali dati considerando che oggi è soltanto il primo giorno dell’anno.