Ogni anno, migliaia di adolescenti iscritti alle scuole superiori provano un’esperienza scolastica e di vita in famiglia all’estero. Stiamo parlando degli interscambi con Intercultura che consentono ai ragazzi e alle ragazze di tutto il mondo di fare un’esperienza di vita, e che ti cambia la vita, nel resto del mondo.
Angoli del mondo poco conosciuti, raccontati dallo sguardo di adolescenti siciliani che li hanno vissuti in prima persona. Come è la quotidianità in Argentina? E cosa si può fare in Messico? Dove andare negli Stati Uniti d’America? A raccontarlo sono quattro studenti del Liceo scientifico “Einaudi” di Siracusa, due ragazzi e due ragazze che attraverso Intercultura hanno avuto la fortuna di vivere un’esperienza in famiglia all’estero e che oggi, per noi, stilano una sorta di “recensione”.
Prima di sapere cosa pensano Francesco, Gabriele, Eleonora e Benedetta della loro esperienza, Luca Santoro, ex studente del Liceo Einaudi, oggi studente universitario a Bologna e responsabile comunicazione di Intercultura, ha spiegato: “Il progetto educativo non si limita a inviare giovani a studiare in un altro Paese, ma si propone di accompagnarli in un percorso di crescita mirato a sviluppare le competenze necessarie per comprendere la realtà complessa del mondo di oggi, con l’obiettivo di passare da una prospettiva etnocentrica ad una etnorelativa. Le competenze interculturali di questa esperienza daranno ai ragazzi partecipanti una marcia in più per affrontare la loro vita”.
Benedetta Sbriglio, studentessa 17enne di Siracusa, attualmente in Argentina a Mendiolaza, racconta del suo Intercultura. “Una delle cose principali che ho imparato vivendo in Argentina è affrontare la vita con più spensieratezza. Avere molta più pazienza e affrontare i problemi in maniera diversa. Mi hanno insegnato a sorridere ed essere felice, ad apprezzare ogni piccola cosa.
Penso di essere cresciuta, maturata e di essere più forte, pronta ad affrontare qualsiasi cosa. Questa esperienza per me ha significato tanto, non è stato un semplice scambio di 5 mesi, per me è stato crearmi una nuova vita, conoscere una cultura nuova, persone nuove e realtà che non avevo mai visto prima di questa esperienza.
Se tornassi indietro ripeterei questa esperienza altre mille volte senza pensarci, perché mi è servita tanto e che non la dimenticherò mai. Mi sono divertita molto e lascerò un pezzo del mio cuore in questo bellissimo paese”.
Eleonora Acquaviva, studentessa 17enne al quarto anno, sta per concludere la sua esperienza in Messico, a Palenque nello Stato del Chipas.
“Sono solo 11 mesi però a me sembra che siano passati 10 anni perché è incredibile la quantità di esperienze che vivi, i problemi che ti ritrovi costretto ad affrontare, le persone e i posti che conosci e le situazioni alle quali ti devi adattare.
Sento che tornerò in Italia con una versione molto diversa di Eleonora, ovvero una Eleonora che è cresciuta e ha maturato tanto, che è molto più forte e indipendente, che ha imparato a valorare ogni piccola cosa, che si vuole bene un po’ di più, che ha imparato a non dare niente per scontato, una Eleonora con una mentalità molto più aperta, che normalizza situazioni che prima la stupivano, che si è resa conto quanto valga la pena non lasciare scappare opportunità e quanto sia prezioso il tempo, una Eleonora che sta ancora cercando se stessa che però già va nella giusta direzione, che ha scoperto che la felicità non ha limite e che la vita può essere bellissima e che tutto cambia se cambi prospettiva”.
Francesco Burgio, 17 anni, al terzo anno racconta con un marcato accento spagnolo, in cui lui stesso a volte non si riconosce, il grande cambiamento personale grazie all’esperienza di sei mesi a Santa Fe, in Argentina. “E’ incredibile pensare dove sono arrivato oggi, sono arrivato che non conoscevo quasi nulla della lingua spagnola e adesso mi trovo anche a pensare, e a sognare in un’altra lingua. In una realtà come quella in cui ho vissuto in questi mesi, dove la condivisone è il pilastro importante della comunità che si muove ad un ritmo lento, lontano dal mondo occidentale dove tutto va troppo veloce. Le prime volte, pensavo di poter acquistare qualcosa su internet e riceverla con Amazon, qui non sanno cosa sia. Ti fa riflettere”.
Gabriele Rizzo, 17 anni al quarto anno, ha vissuto per dieci mesi negli Usa, a Shorewood, nel Wisconsin. Dai primi normali momenti di incomprensione con la famiglia ospite, poi tutto è diventato più semplice, anche a scuola dove grazie allo sport ho fatto amicizia e ho legato con moltissime persone. Qui i giorni passano veloci, tra le lezioni, lo sport e gli incontri con gli amici. Sento di aver stretto un forte legame con questa comunità ma ho anche capito di essere molto più responsabile di quando sono partito”.