A settembre si ritorna a scuola in Sicilia ed è tempo di bilanci e progetti: sono tanti i problemi da risolvere, non solo per gli studenti ma anche per docenti e personale Ata. Lo scorso anno è stato segnato da precariato, dibattiti sulla mancata stabilizzazione dei docenti di sostegno, i problemi legati all’abbandono scolastico e all’agibilità degli edifici e una lunga serie di altre difficoltà. E, purtroppo, sembra che l’anno scolastico 2023 – 2024 sia destinato a partire con il peso di questioni mai risolte e situazioni relativamente nuove, come il “caro libri” e il salasso legato all’acquisto di libri e materiali per la scuola.
Alla vigilia dell’inizio del nuovo anno scolastico, tra le questioni più allarmanti ci sono la “fuga” di docenti verso il Nord e il sottodimensionamento scolastico, con circa 100 istituti in meno segnalati dalla Flc Cgil. Su QdS.it, per fare un punto della situazione scuola, sono intervenuti i segretari regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola.
Adriano Rizza, segretario della Flc Cgil, oltre a esporre le conseguenze del dimensionamento scolastico, si concentra anche sul caro libri, sul precariato di insegnanti e personale Ata, sulla questione della continuità didattica per gli alunni – praticamente inesistente per studenti che si trovano a cambiare spesso insegnante – e sul problema delle reggenze.
“Purtroppo ritengo che ci siano dei peggioramenti – ha detto Rizza -, ma sono evidenziati da elementi oggettivi, perché si sono aggiunti il caro libri e l’aumento dei costi di tutti gli accessori per gli studenti. Aumenta l’inflazione, che incide rispetto alle risorse economiche di cui hanno bisogno le famiglie con un aumento del 10 % rispetto allo scorso anno”.
“La precarietà nella scuola, nonostante le nostre denunce e le immissioni in ruolo, vede a livello nazionale circa 200mila persone coinvolte. C’è un problema di continuità didattica molto serio, con gli alunni che ogni anno cambiano insegnante, e ciò si ripercuote anche sul diritto alla continuità del lavoro. In Sicilia per il personale Ata rispetto a quasi 2mila posti ne sono stati immessi in ruolo solo 675, il 36%! Non vengono stabilizzati tutti perché il governo impone che l’immissione in ruolo si possa fare solo su turnover, con la sostituzione di quelli che vanno in pensione. Per gli insegnanti di sostegno l’oltre 46% dei posti in Sicilia sono in deroga”.
“Il Ministero sta cercando di risolvere i problemi – ha continuato Rizza -. Noi abbiamo fatto una due giorni a Enna sul tema del dimensionamento e abbiamo invitato i vertici istituzionali regionali. Il governo regionale vuole risolvere il problema delle reggenze accorpando le scuole, ma questo secondo noi porta a togliere posti di lavoro e circa 100 scuole, un problema molto serio nelle aree interne dell’Isola, soggette a un forte spopolamento, e nei quartieri a rischio. Stiamo organizzando iniziative e le norme che hanno modificato i criteri per i parametri per l’autonomia scolastica sono state inserite nella Legge di Bilancio 2023. La nostra segretaria nazionale Gianna Fracassi ha detto che noi impugneremo questo decreto perché non siamo d’accordo con questo decreto. La fuga di insegnanti al nord è dettata dall’assenza di contratti a tempo indeterminato qui, ma con gli stipendi bassi la gente preferisce fare altre cose”.
Francesca Bellia, segretaria della Cisl Scuola, ha parlato dell’aumento di specializzazioni per il sostegno, ma anche dei problemi relativi a questo ambito dell’insegnamento, dei fondi del Pnrr per gli interventi e delle manovre per fronteggiare il dimensionamento.
“I docenti di sostegno iniziano ad aumentare – ha affermato Bellia facendo un punto sulla situazione scuola in Sicilia – perché i Tfa danno la possibilità ai docenti di specializzarsi e si riducono così i casi di insegnanti senza titolo. Ma il precariato continua a esserci e i numeri di organico stabile sono insufficienti rispetto alla possibilità di vedere un docente che ha una continuità didattica per un bambino con disabilità che garantirebbe maggiore affermazione per il rapporto tra alunni e docenti. Quest’anno dobbiamo monitorare gli interventi per la progettazione con i fondi del Pnrr in modo costante. Noi scontiamo ritardi strutturali cronici e ci vorrebbe una cabina di regia congiunta tra istituzioni scolastiche ed enti locali. Se gli interventi saranno isolati non ci sarà una logica di sistema”.
“In questi giorni le scuole stanno rispondendo a una circolare emanata dagli enti locali – ha proseguito Bellia – per la quale si deve fare una fotografia della scuola in termini di iscritti e nuovi indirizzi. L’autonomia giuridica alle scuole si dà riparametrando il numero delle scuole rispetto alla legge finanziaria, che quest’anno ha stabilito parametri più ampi, con 900 alunni, ma si ha un taglio di circa 100 istituzioni scolastiche e il rischio più grosso è nelle aree interne e in quelle periferiche. Si deve dare la certezza di un presidio educativo ben distribuito nello stesso territorio. Ne stiamo discutendo con l’assessore Turano e con il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale per cercare di attutire il colpo che la Sicilia avrà inferto. La saturazione degli organici e la mancanza di posti di immissione in ruolo porta i precari a trasferirsi al nord, dove però lo stipendio non basta per fronteggiare gli affitti. Per il rinnovo del prossimo contratto deve essere restituita agli stipendi quella dignità ormai persa”.
Claudio Parasporo, segretario della Uil Scuola, ha sottolineato come siano state stabilizzate più persone in Sicilia, ma anche come la strada verso risultati soddisfacenti sia lunga e richieda l’intervento deciso del Governo nazionale.
“Le nomine dei docenti – ha puntualizzato Parasporo – sono state fatte il 28 agosto e la stabilizzazione è arrivata per 12.705 persone. Ma i posti per il sostegno sono dati anno per anno e non vengono stabilizzati. Il lavoro dell’Ufficio Scolastico Regionale è stato ottimo, ma il governo nazionale deve fare immettere in ruolo queste persone. Per l’edilizia scolastica siamo sempre punto a capo. A Palermo abbiamo scuole che cercano i locali. Poi ci sono i fondi del Pnrr per l’innovazione digitale e ci sarà un rinnovo sia delle attrezzature che degli edifici, se si mantengono i tempi. Il sistema delle nomine non tiene conto di alcuni fattori e c’è la domanda a scatola chiusa. Le nomine vengono fatte dal provveditorato fino a dicembre e per le supplenze possono partire a gennaio”.
“La fuga al nord – ha aggiunto Parasporo – esiste perché qui non ci sono le immissioni in ruolo, ma le persone vanno fuori per poi rientrare perché lì non si possono mantenere. Nessuno vuole risolvere il problema, perché basterebbe aumentare gli organici. La Sicilia nei prossimi tre anni perderà circa 100 autonomie scolastiche e diminuiscono i dirigenti scolastici e tutto il resto del personale per andare al risparmio. Il nuovo contratto approvato è finanziato dagli stessi soldi della scuola”.