A ogni cambio di Ministro, una nuova casella di posta elettronica. Succede con gli ultimi tre Governi. Dopo anni in cui i docenti di scuola pubblica hanno avuto la casella di posta nome.cognome@istruzione.it, durante il governo Conte bis dal primo di agosto 2020 avviene il primo cambio, si passa al dominio @posta.istruzione.it. Durante il governo tecnico di Draghi nessun cambio, ma il Governo Meloni, a un anno dall’insediamento, pensa bene di passare ad un altro dominio ancora, @scuola.istruzione.it, che sarà operativo dal 7 dicembre 2023. Insomma, in tre anni il docente di scuola pubblica e tutto il mondo della scuola cambia casella per ben due volte, con la conseguenza di dover ripetere a ogni cambio tutti gli aggiornamenti necessari. Avverte infatti il Ministero: Le ricordiamo di aggiornare eventuali registrazioni su siti non ministeriali (es: gestori dell’identità SPID, NoiPA, etc.) effettuate utilizzando l’indirizzo @posta.istruzione.it con il nuovo indirizzo di posta al fine di continuare ad accedere.
Ma era proprio necessario? Bisogna sapere che per i docenti comunque già è a disposizione l’indirizzo di posta elettronica della scuola di appartenenza, oltre al proprio indirizzo privato, per cui questa mail si utilizzerebbe esclusivamente per le comunicazioni con il Ministero. Ma allora era proprio necessario passare da “da 1 GB a ben 50 GB di capienza” così come è stata data comunicazione il 25 ottobre scorso? In questa comunicazione si evidenzia il carattere “maggiormente evocativo per la tipologia di personale che lo utilizzerà” del nuovo dominio. Ma a noi docenti non interessa il nome che si dà alla nostra casella di posta, quanto invece garantire ai nostri studenti tutto quello che serve per un buon successo formativo. Guardiamo al numero di alunni per classe. Ogni nuovo ministro ne promette la riduzione appena si insedia, per poi lasciare sistematicamente questa proposta nel dimenticatoio.
Twitter: @LRussoQdS