Dopo le analisi delle proposte di Fratelli d’Italia per la Scuola, si analizzano qui quelle del Partito Democratico, il principale partito attualmente all’opposizione.
Si legge dell’estensione dell’obbligo di istruzione dai 10 anni attuali (6-16 anni) ai 13 anni, come succede in Germania, dove l’obbligo va dai 6 ai 18 anni e in alcuni Laender anche fino ai 19 anni. Ci sono la diminuzione del numero di alunni e alunne nelle classi più numerose e l’estensione del tempo pieno.
E ancora: investimenti nella didattica laboratoriale, incremento di strumenti e personale per l’inclusione, potenziamento della struttura amministrativa e gestionale delle scuole. Si propone anche di “istituzionalizzare e finanziare i Patti educativi di comunità – secondo linee guida ispirate al principio della co-progettazione tra scuola, enti locali e del Terzo settore, nel rispetto dei ruoli e specifiche competenze – e le équipe multidisciplinari (pedagogista, educatore, psicologo) a sostegno della comunità educante e in accordo con i servizi psico-pedagogici territoriali di prossimità”.
Si guarda pure all’istruzione degli adulti e dell’apprendimento permanente, mediante l’evoluzione (anche in senso architettonico, per configurare gli spazi alle esigenze di persone adulte) dei Centri per l’istruzione degli adulti in “Poli Onnicomprensivi” per il conseguimento dei titoli e la frequenza a percorsi per l’acquisizione di competenze per la cittadinanza.
Infine, si propone di definire i livelli essenziali delle prestazioni per il sistema di istruzione, come avviene per la Sanità, per assicurare l’esigibilità del diritto in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Se si confronta questo programma con quello del partito al Governo, illustrato nella mia rubrica del 19 ottobre, è evidente che queste sono proposte auspicabili. La domanda è se l’opposizione farà la sua parte, nel senso di portare avanti almeno la metà di questi obiettivi, in quanto in un sistema democratico può fare molto, con tutti gli strumenti che ha a disposizione in seno al Parlamento.
Twitter: @LRussoQdS