Istruzione

Scuola, studenti disabili giovedì in piazza a Palermo

PALERMO – Ieri si è celebrata la giornata mondiale degli insegnanti.
Su Facebook, la ministra Lucia Azzolina ha voluto sottolinearne la straordinaria capacità “nel garantire il diritto all’istruzione a tutte le studentesse e agli studenti anche durante l’emergenza sanitaria”.

“I rappresentanti dell’Unesco – scrive ancora sui social la ministra -, nella loro dichiarazione congiunta di quest’anno, hanno ringraziato gli insegnanti anche per la capacità di trovare soluzioni didattiche innovative durante la crisi. Non posso che unirmi al loro messaggio”.

Nonostante il prezioso ed indiscusso contributo degli insegnanti, l’attività scolastica procede ancora tra incertezze e criticità la cui soluzione non può dipendere dai docenti. È il caso, ad esempio, dell’assistenza agli studenti disabili che, soprattutto in Sicilia sta registrando gravissime lacune.
Gli assistenti igienico-personale, infatti, non vengono più assegnati da molti Enti territoriali (Città Metropolitane, Consorzi di Comuni, Comuni); in molte zone mancano il trasporto e l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione.

Per questi motivi, Sinistra Comune ha deciso di raccogliere l’appello del Comitato Spontaneo di persone con disabilità, famiglie e operatori scolastici per una prima giornata di mobilitazione a Palermo, Catania, Siracusa e Ragusa per giovedì 8 ottobre.

Sinistra Comune sarà in piazza davanti Palazzo d’Orleans al fianco degli studenti con disabilità per esprimere “dissenso ed indignazione – si legge in una nota – per quanto accade ormai da mesi nelle scuole siciliane: una sistematica violazione dei diritti umani a carico di chi è più fragile e ha bisogni complessi. Gli studenti con disabilità sono marginalizzati ed esclusi, dunque discriminati, se privati di assistenza e sostegno. Ed è quanto succede inesorabilmente dall’inizio dell’anno”.

“L’integrazione scolastica degli alunni con disabilità deve essere un punto di forza della scuola italiana. Dobbiamo costruire una comunità inclusiva nella quale tutti gli studenti, a prescindere dalle loro diversità funzionali, possano condividere esperienze di crescita sociale e personale”, conclude la nota.

Altro problema con cui la scuola sta facendo i conti in queste settimane è l’aumento dei contagi per effetto della ripresa dell’attività didattica.
Sono 1196 le scuole nelle quali si è verificato almeno un caso di Covid in Italia. Prima del 14 settembre, data di riapertura delle scuole in gran parte delle regioni italiane, i casi erano solo 17; dal 14 al 23 settembre sono passati a 429. Dal 29 ad oggi se ne sono registrati altri 750. Nel 78,4% dei casi ad essere positivi sono gli studenti; solo nel 10,8% i docenti. Le scuole superiori sono le più colpite ma la grande maggioranza degli istituti non è stato chiuso. I dati arrivano da un monitoraggio ‘informale’ condotto da due ricercatori, Nicoletta e Ruffino.

“Forse bisogna agire li – ha chiosato il virologo Andrea Crisanti, docente di Microbiologia all’università di Padova – Non è questione di obbligo di mascherina. Il problema è che il sistema messo a punto per proteggere gli studenti e la società dalla riapertura delle scuole scricchiola. C’è qualcosa che probabilmente non va”.

La situazione “non è sotto controllo – ha sottolineato l’esperto -. La scuola sicuramente incoraggia la socializzazione dei ragazzi. Questo avviene quando escono da scuola, dove le misure applicate sulla scuola non valgono. E faccio fatica a capire come si possano incrementare sanzioni o multe migliaia di ragazzi assembrati davanti alla scuola. E poi si fanno errori: non si può pensare che 50 milioni di italiani per 365 giorni e per 24 ore non facciano nessun errore”.

Secondo Crisanti, “alla luce di quanto sta accadendo, vale la pena capire se i provvedimenti adottati per proteggere gli studenti, per proteggere gli insegnanti e per proteggere tutti noi dalla riapertura delle scuole funzionano. Questo è il nocciolo della questione”. Per Crisanti “non bisogna fare entrare a scuola le persone potenzialmente positive, bisogna abbassare la soglia della temperatura e bisogna fare in modo che studenti e insegnanti residenti in zone dove ci sono contagi a scuola non ci mettano piede. Perché all’internodelle scuole – ha ribadito – noi creiamo un ambiente che sicuramente favorisce sia la trasmissione del virus sia la socializzazione”.