Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, ha presentato oggi nella Procura di Roma una denuncia-querela nei confronti del capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini contestandogli i reati di diffamazione aggravata e istigazione a delinquere.
Ma soprattutto chiedendo il sequestro preventivo delle pagine facebook e twitter del titolare del Viminale attraverso le quali “risultano pubblicati e diffusi i contenuti diffamatori e istigatori”.
E adesso Salvini rischia grosso, perché nell’atto la giovane sottolinea che le esternazioni sul caso Sea Watch, “lungi dall’essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti”.
Neanche a dirlo, la risposta del capo della Lega Nord e ministro dell’interno arriva subito proprio su facebook: “la comunista tedesca – scrive sprezzante – quella che ha speronato la motovedetta della Guardia di Finanza, ha chiesto alla Procura di chiudere le mie pagine Facebook e Twitter. Non c’è limite al ridicolo. Quindi posso usare solo Instagram???”.
Quando poi Salvini ha appreso che l’Europarlamento ha deciso di invitare Carola Rackete a Bruxelles e il Comune di Parigi le ha conferito una medaglia, il florilegio di insulti si è moltiplicato.
Nell’atto Carola Rackete cita proprio tutte quelle espressioni offensive utilizzate dal capo della Lega Nord: “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, autrice di un atto “criminale”, responsabile di un tentato omicidio in quanto avrei “provato a ammazzare cinque militari italiani”, “complice dei trafficanti di esseri umani” etc”.
Interventi che sono, accusa, “un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell’odio’, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale”.
Affermazioni, aggiunge, che “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”.
“Le espressioni di Salvini – si legge ancora nella querela – non possono certo inquadrarsi nella categoria della critica politica. Non sono una politica, non rivesto alcun ruolo pubblico, men che meno sono un’avversaria partitica del Ministro. Sono una privata cittadina europea”.
“La rilevanza pubblica nazionale di un avvenimento – sottolinea – non può giustificare la violazione del rispetto della verità e della persona umana”.
Ma soprattutto la Capitana sottolinea come parole di Salvini abbiano “prodotto a catena una serie innumerevole di messaggi diffamatori dei suoi seguaci, nei quali vengo definita: ‘quella puttana tedesca’; ‘quella donna vacca, più che portarli in salvo se li scopava uno per uno’; ‘se una nasce vacca muore vacca’”.
C’è poi una foto pubblicata da Salvini che “lo ritrae insieme a un gruppo di donne che svolgono le funzioni di agenti di polizia; sotto la stessa compare la mia fotografia con la scritta ‘una criminale’. Un’immagine che assume la connotazione di una segnalazione pubblicata e rimandata dai manifesti dei ricercati (Wanted) e mi indica come bersaglio di condotte minacciose, ingiuriose e diffamatorie, quando non violente”.
Da qui la richiesta del sequestro preventivo delle pagine social del ministro che, osserva citando una sentenza della Cassazione, “vanno oscurati nell’ottica di interrompere l’azione delittuosa”.