Quest’isola ha costantemente lo sguardo rivolto al passato. Alla conservazione di un tempo fuggito. Sarà per questo che le migliori energie, i nostri giovani più preparati, emigrano verso un mondo che inevitabilmente evolve. La polemica innescata dal Presidente Musumeci sulle istallazioni di arte contemporanea della fondazione Merz a Segesta tradiscono l’assunto di un mondo chiuso al futuro, un rifiuto del contemporaneo, per difendersi dall’evolversi del tempo. Un modo reazionario di valorizzare i siti culturali di quest’isola che ha sempre accettato le contaminazioni.
La Sicilia deve la sua storia plurisecolare all’integrazione di culture e stili importati. Dovremmo dare onorificenze e facilitazioni a coloro che investono in cultura nell’isola come la Fondazione Merz, non gravarli da ottuse difese dello status quo, quasi sempre abbandonato a se stesso in un ottica di custodia senza valore. Crescono erbacce e polemiche nei siti archeologici isolani.
Abbiamo un enorme patrimonio gestito con logiche novecentesche e spesso retrograde. Come di retroguardia sono queste polemiche volte solo a cercare un fronte ideologico da marcare, come la costante riesumazione dei borghi del ventennio o di altre opere di non eccelso valore architettonico.
Rifiutare la contemporaneità senza valide spiegazioni artistiche e scientifiche è oscurantismo, si esce dalla cultura, che può generare polemiche estetiche, e si entra in un altro contesto, quello della politica sganciata dalla realtà.
Così è se vi pare.