BARRAFRANCA – Nei giorni scorsi abbiamo riportato su queste pagine l’intervento del sindaco Giuseppe Lo Monaco, che ha voluto chiarire la questione riguardante la cessione del servizio idrico integrato alla società AcquaEnna.
Secondo il primo cittadino, la cessione sarebbe avvenuta prima dell’insediamento della sua e attuale Amministrazione, in quanto l’iter sarebbe stato avviato dalla precedente, guidata dall’ex sindaco Fabio Accardi.
Accardi che, a sua volta, ha voluto dire la sua, intervenendo a smentita della versione di Lo Monaco: “Ritengo non veritiere e prive di fondamento le affermazione dell’attuale primo cittadino, e vorrei quindi replicare alle sue parole”.
“Andiamo per ordine – ha spiegato Accardi – la cessione del servizio idrico integrato del Comune di Barrafranca fu avviato nel 2021 dai commissari straordinari con la delibera di Consiglio n. 28 del 22 dicembre 2021 ‘Trasferimento del servizio idrico integrato all’Ati (Assemblea territoriale idrica)’ di Enna e ceduto nei fatti nel 2023 a seguito di un atto d’indirizzo (delibera di Giunta n. 94/22 sempre dei Commissari straordinari). Detto ciò, le affermazioni che la mia amministrazione con la delibera di Giunta n. 123/20 ha avviato l’iter di cessione risulta un falso storico che mira solo a mistificare la realtà e a dare una ricostruzione faziosa e fuorviante dei fatti. Tra l’altro, la mancata cessione del servizio idrico da parte del Comune fu una causa di scioglimento del Consiglio comunale: leggasi la relazione prefettizia di scioglimento”.
Accardi ha poi precisato come, nei fatti, la delibera comunale che – secondo la versione dell’attuale sindaco – avrebbe dato concretamente il via alla cessione del servizio, non abbia nei fatti fatto partire l’iter. “Premesso, inoltre – ha detto – che le norme non consentono, in quanto incompetenti, alla Giunta comunale e tanto meno al sindaco, l’organizzazione, la cessione dei pubblici servizi, l’affidamento di attività o servizi mediante convenzione, perché di esclusiva competenza del Consiglio comunale, come previsto dal comma 2 lett. (e) dell’art.n. 42 del Tuel (D.Lgs 267/00)”.
“La delibera 123/20 – ha sottolineato ancora l’ex sindaco – citata nell’articolo come incipit alla cessione del servizio, non lo è stata nei fatti, e non lo è stata nemmeno nella volontà politica. Vero è che la sentenza della Corte costituzionale 93/2017, citata nella delibera in questione, bocciava la legge regionale siciliana che consentiva ai Comuni la gestione in proprio, a meno che non si fosse dimostrato l’autonomia nell’approvvigionamento idrico e la regolare tariffazione secondo il metodo approvato dall’Arera, il quale prevede l’obbligo del misuratore (contatore)”.
“Quindi, nei fatti e nella volontà, – ha evidenziato ancora Accardi – la delibera rappresentava proprio questo: un tentativo di resistere agli effetti della sentenza 93/17 attraverso l’istallazione dei misuratori, la contrattualizzazione degli utenti e “la predisposizione del regolamento comunale e la carta dei servizi adeguato alla legge vigente e alle direttive Arera …”.
L’ex primo cittadino ha, infine, chiarito che l’intento della famigerata delibera n.123 era stato, semmai, quello di scongiurare un aumento delle tariffe per il pagamento del servizio, fatto che, invece, si è poi verificato. “Aggiungo inoltre – ha concluso Accardi – per chiosare, che la delibera 123 del 2020 era figlia di uno studio fatto dal settore IV e I dell’Ente e dall’Amministrazione su un sistema di misurazione con contatori elettronici a lettura automatizzata adeguato al nostro sistema di erogazione e che avrebbe sicuramente scongiurato ciò che si sta verificando in questi giorni a Barrafranca: Cittadini mortificati, vessati e arrabbiati per le bollette pazze ricevute da AcquaEnna. Mi auguro finisca al più presto questa querelle che sicuramente non giova a nessuno e tanto meno serve a risolvere il problema delle bollette pazze e della gestione di uno servizio indispensabili che risulta il più caro d’Italia”.