Consumo

Corecom Sicilia riconosce il diritto essenziale al servizio Internet

PALERMO – Il servizio Internet è ormai un elemento fondamentale per la gestione di una attività commerciale e produttiva, e un disservizio al riguardo può portare gravi danni nello svolgimento del lavoro quotidiano.

È quanto è stato riconosciuto dal Corecom Sicilia, che ha condannato una società di telefonia a rimborsare 22mila euro ad un’azienda palermitana per ritardo di oltre un anno e mezzo nel trasloco della linea fissa e per non avere risposto ai reclami.

Proprio nel territorio siciliano si consolida un precedente destinato a essere una colonna giurisprudenziale in materia. Nella delibera il Corecom Sicilia definisce i ritardi “non accettabili e plausibili”.

I fatti risalgono all’agosto del 2016, quando l’azienda chiede al gestore telefonico il trasloco della linea presso la sua nuova sede e il passaggio da Fibra ad Adsl. L’istanza resta inevasa, nonostante i reclami da parte del cliente che sollecita l’attivazione di una linea telefonica provvisoria per alleviare i disagi. Nel 2017, l’impresa cambia di nuovo sede. Ma, anche in questo caso, la richiesta di trasferimento della linea telefonica non trova accoglimento fino al momento in cui l’utente presenta un ricorso al Corecom Sicilia.

Nell’atto si riconosce l’indennizzo e si legge che: “Non è ammissibile che il trasloco di un’utenza all’interno del circuito cittadino si protragga per quasi un anno e mezzo”.

Il Corecom Sicilia, accogliendo dunque le richieste del cliente, ha sanzionato nei termini previsti dal regolamento l’operatore telefonico per il comportamento tenuto e ha riconosciuto a favore dell’utente-business la somma di 22mila euro. Una sentenza fondamentale, che riconosce al servizio telefonico e internet un ruolo fondamentale nel lavoro nel terzo millennio, che necessita della connessione continua ed efficiente alla rete del mercato del lavoro cui appartiene.

Una presa di posizione importante, che rafforza e va oltre una sentenza della Cassazione pubblicata qualche anno fa, che dice come al consumatore non spetta il risarcimento del danno nel caso in cui la compagnia telefonica abbia sospeso, anche per un paio di mesi, la connessione alla linea internet. Non almeno se l’utente è incapace di dimostrare, in modo preciso e analitico, quale danno abbia sofferto da tale situazione. E non importa se il wi-fi serve per lavorare da casa o dall’ufficio: generiche presunzioni su riduzione di ricavi e sul conseguente stress non sono sufficienti a giustificare l’indennizzo.

Per ottenere il risarcimento del danno bisogna dimostrare in maniera puntuale il danno patrimoniale e non patrimoniale: bisogna dimostrare come l’impossibilità di accesso a internet abbia comportato la perdita di potenziali clienti o guadagni; è impossibile presumere una riduzione delle entrate solo sulla base di stime e di maggiori ricavi che si sarebbero raggiunti se la connessione a internet fosse stata funzionante. Dall’altro lato, il risarcimento dei danni non patrimoniali spetta solo in presenza di tre condizioni: l’interesse leso deve avere una rilevanza costituzionale, la lesione dell’interesse deve essere grave e il danno non deve essere futile, vale a dire che non deve consistere in meri disagi o fastidi. Se qualche anno fa la Corte di Cassazione diceva che la linea internet non funzionante, non può essere definita una violazione della libertà di comunicare, espressione del diritto di parola garantito dalla Costituzione, adesso ci si rende conto che la limitazione dell’ingresso sul Web porta a gravi danni, perché le strade alternative deficiano in velocità ed efficienza rispetto al mezzo telematico.