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Settore extra alberghiero in ginocchio

“Negli ultimi anni in Sicilia il numero di strutture extra-alberghiere è cresciuto di circa il 40% e l’Isola, con oltre seimila strutture ufficiali, è stata tra le Regioni più coinvolte dall’evoluzione di questo mercato. La crescita esponenziale pre-Covid aveva già diffuso la preoccupazione di una implosione del sistema, come più volte sostenuto, generando anche una lotta al ribasso delle tariffe di vendita dei servizi”. Questo il contenuto di una nota diffusa da Federalberghi Palermo, che ha analizzato anche le ripercussioni della crisi Coronavirus.

“Gli scenari che si configurano per i prossimi anni – hanno sottolineato – fanno realisticamente sostenere che il tempo del segmento extra alberghiero sia ormai solo un ricordo del passato. Il settore conoscerà una regressione naturale per la mancanza di flussi turistici consistenti a garantire, per i numeri di oggi, un’occupazione sufficientemente produttiva”.

Secondo Federalberghi Palermo e il coordinatore Francesco Ponte, a seguito del Dpcm del 22 marzo 2020, tutte le attività ricettive extra-alberghiere sono state poste, ex lege, tra quelle obbligate alla chiusura. “Ma anche per noi – ha evidenziato – tutti i costi fissi non si sono fermati senza ormai alcuna liquidità per affrontare queste spese. Centinaia di famiglie che in questo settore avevano riposto fiducia sono ormai a rischio sopravvivenza e la naturale, lenta e incerta ripresa del turismo diventa un fatto devastante che deve far riflettere bene per il futuro”.

“Oggi – ha aggiunto Danilo Alongi, delegato per i rapporti con il nazionale – non possiamo parlare di riaperture, non ci sono le condizioni considerando criticità e possibili flussi. Occorre tutelare un settore da troppo tempo lasciato crescere in modo spontaneo e oggi con il tema della sicurezza sanitaria, questo diventa un obbligo di legge per tutti”.

“A livello regionale – ha precisato Alongi – abbiamo chiesto l’adozione immediata del Cir (Codice identificativo regionale) per le strutture extra come strumento per combattere l’abusivismo diffuso, che anche oggi si esprime non rispettando il decreto di chiusura e che diventa d’ostacolo per la ripartenza futura. All’amministrazione comunale chiediamo invece di supportare il nostro settore, rimodulando gli accordi con Airbnb, che non ha vergogna a evadere le tasse in Italia e che versa forfettariamente al Comune la tassa di soggiorno incassata anche da soggetti non identificati, oggi fatto pericolosissimo anche per la sicurezza sanitaria del territorio”.

“I nuovi trend – ha concluso Alongi – portano a riconvertire gli immobili sulle vecchie locazioni a lungo termine, pertanto anche un’importante azione di lotta all’abusivismo tutelerebbe quanti, continuando a lavorare in regola, saranno costretti a pagare doppiamente il costo di questa crisi senza precedenti”.