Inchiesta

Settore turistico: chi si accontenta… “muore”. I record “da sfigati” non sono più sufficienti

PALERMO – Si attesta al +4,4% la percentuale di crescita del comparto turistico nel Sud e nelle Isole, dato con cui si è chiuso il 2023 secondo i dati del Centro studi turistici di Firenze per Assoturismo-Confesercenti. La percentuale è la più bassa rispetto al +7% del Nord-Est, ma soprattutto in confronto al Nord-Ovest (+11,7%) e al Centro (+10,4%) dove le stime riportano invece una crescita di oltre 2 punti percentuali rispetto alla media.

A livello nazionale, le presenze sono andate oltre quota 445 milioni, superando finalmente i livelli pre-pandemia, con i turisti stranieri a fare da traino alla domanda (+13,7%). Tornando alla Sicilia, è innegabile che il 2023 possa essere considerato un anno positivo, ma i numeri dell’Isola come sempre impallidiscono se confrontati a quelli del resto d’Italia. Basti pensare che il Veneto può contare su presenze cinque volte maggiori, così come quelle dell’Emilia Romagna e della Toscana ammontano a circa il triplo.

Vittorio Messina (Assoturismo): “C’è un gap infrastrutturale”

Per fare meglio il punto della situazione sull’Italia Meridionale, il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il presidente nazionale di Assoturismo, il siciliano Vittorio Messina, secondo cui il quadro del Meridione continua a essere penalizzato da questioni ormai divenute croniche. “È scontato – spiega – che il turismo al Sud in generale cresca poco, perché c’è un gap infrastrutturale che non riusciamo a superare. Ci sono dei costi come quelli delle tratte aeree che rendono quasi impossibile, per una famiglia media di quattro persone, affrontare un volo ed è chiaro quindi che bisogna intervenire, non con provvedimenti tampone ma in maniera strutturale affinché queste criticità vengano attenuate o meglio ancora eliminate. Dopo i risultati positivi raggiunti nel 2023 a livello nazionale, se facciamo lievitare le presenze anche al Sud, eliminando le problematiche poc’anzi citate, avremmo fatto un servizio eccezionale al Paese in termini di crescita di Pil e soprattutto a quella parte del Mezzogiorno d’Italia che, dal punto di vista economico, soffre di più”.

Il Sud ha un immenso patrimonio archeologico

Per Messina la ricetta è semplice: “Occorre investire, utilizzando anche i fondi del Pnrr, sulle infrastrutture viarie e ferroviarie e ridurre i costi aerei, perché ci accorgiamo che partire verso una meta europea costa meno che andare per esempio da Milano a Palermo o da Roma a Catania. Detto ciò, il Sud ha un immenso patrimonio archeologico, paesaggistico e agroalimentare che merita sicuramente maggiore considerazione e da cui si potrebbe meglio trarre profitto per rilanciare il comparto turistico, che è la prima fonte di reddito. Nel 2023, in alcuni trimestri, è stato proprio il turismo a garantire un livello di Pil accettabile per il Paese ed è opportuno fare in modo che il settore decolli anche nel Mezzogiorno, perché la cosa gioverebbe a tutta Italia”.

Occorre fare di più per il turismo interno

Se i numeri hanno dato buoni riscontri per quanto riguarda i visitatori provenienti dall’estero, di più occorre fare sul fronte del turismo interno. “Il turista straniero – evidenzia il presidente di Assoturismo – è alto spendente, ha ancora voglia di viaggiare in un Paese bellissimo come l’Italia ed è indubbio che sia stata fatta anche un’ottima campagna promozionale a livello internazionale da parte del ministero del Turismo, nei Paesi stranieri, che ha dato grandi risultati. Gli italiani quando c’è la possibilità di andare all’estero partono e lo hanno sempre dimostrato. Comunque, durante la pandemia, è stato il turismo di prossimità a traghettare il settore nel nostro Paese”.

C’è tanto, insomma, ancora tanto su cui lavorare. Ma i problemi, per quanto, come detto, divenuti ormai cronici, non sembrano affatto impossibili da superare. Servono però concertazione fra tutte le parti in causa e politiche finalmente mirate per fare del settore turistico la vera locomotiva della nostra economia.

Elvira Amata

Intervista all’assessore regionale Elvira Amata, che punta i riflettori anche sulla questione infrastrutturale

“Diversificazione dell’offerta e allungamento della stagione”

PALERMO – Come evidenziato all’interno di un recente comunicato stampa diffuso da Confesercenti Sicilia, proprio il già citato Vittorio Messina, insieme al coordinatore di Assoturismo regionale Salvo Basile, ha incontrato l’assessore regionale al Turismo Elvira Amata, alla quale i due rappresentanti hanno illustrato la piattaforma programmatica in quindici punti pensata per sviluppare le potenzialità del settore. Come si legge nel documento, nella piattaforma c’è anche la richiesta di un intervento regionale nei confronti del Governo nazionale e di Bruxelles al fine di far valere la condizione di insularità, così come sancito dall’articolo 174 del trattato di funzionamento Ue (TfUe).

Dell’insularità e di altri temi, ha parlato con noi l’assessore Amata, che ha spiegato al QdS le strategie del Governo regionale per migliorare le performance dell’Isola sul fronte delle presenze e per attrarre sempre più visitatori.

Il rapporto di Assoturismo parla di un +4,4% nella crescita turistica per il Sud e le Isole. È il dato più basso per macroaree per l’anno appena concluso. Come lo commenta?
“Riteniamo che il 2023 sia stato per la Sicilia un anno di decisa ripresa dopo la pesante crisi provocata dalla pandemia da Covid-19. Un anno in cui, stando ai dati provvisori in nostro possesso, le presenze turistiche hanno fatto registrare incrementi a due cifre, specie per la componente straniera che ha trainato il comparto, riportando il dato ai livelli pre-pandemia. Infatti, il dato cumulato relativo al periodo gennaio-novembre 2023 registra complessivamente un +7,9% nelle presenze rispetto allo stesso periodo 2022 trainato dalle presenze straniere che in pari tempo si incrementano del 20%. Attendiamo che il dato di dicembre si stabilizzi per poter tracciare il consuntivo di un anno che appare, complessivamente, molto soddisfacente. Se non fosse stato per gli eventi calamitosi che hanno interessato l’Isola nei mesi estivi, probabilmente la crescita sarebbe, a oggi, ancora più macroscopica. Mi riferisco nello specifico agli incendi che hanno devastato vaste aree della Sicilia rendendole del tutto inaccessibili, nonché all’incendio che ha causato la lunga chiusura dello scalo aeroportuale di Catania, il più grande della Sicilia, imprimendo una decisa battuta d’arresto all’incoming nella nostra regione con ovvie ricadute negative anche a livello della ripartizione territoriale Sud e Isole. Ciò, con buona probabilità spiega la minor crescita rilevata da Assoturismo nella macroarea per l’anno appena conclusosi”.

Per il 2024 cosa c’è in cantiere? Quali sono gli obiettivi del turismo siciliano per i prossimi mesi e le problematiche da risolvere?
“Il mio intendimento è certamente quello di continuare sulla volontà politica di incentivare gli orientamenti recenti della policy quali diversificazione dell’offerta e allungamento della stagione e puntare al miglioramento della mobilità interna, e non solo, di una regione fortemente penalizzata dai costi dell’insularità, con le difficoltà collegate ai trasporti e ai collegamenti, potenziando, in sinergia con l’assessorato regionale delle Infrastrutture la rete delle della mobilità e dei servizi dedicati. Senz’altro questa è una priorità”.

L’indagine pone in risalto le preoccupazioni degli imprenditori turistici delle località marine e delle zone rurali e di collina. Avete in mente iniziative relativamente a quei territori?
“Il Covid-19 ha determinato un cambiamento radicale nei comportamenti dei consumatori facendo emergere nuovi orientamenti nella domanda di turismo. Negli ultimi anni, in risposta alle difficili condizioni determinatesi a causa dalla situazione pandemica, la domanda si è orientata verso forme non convenzionali, green, focalizzate sulla natura e sulla sostenibilità, da fruire ‘in sicurezza’, al di fuori dei percorsi del turismo più tradizionale. E dunque le città d’arte, la montagna e tutte le attività da svolgere in spazi ampi e poco battuti, possibilmente all’aria aperta e a contatto con la natura, hanno avuto la meglio sulle mete più spiccatamente estive, quali sono, per tradizione, le località balneari. La Sicilia vanta una storica tradizione di destinazione ad alta densità turistica delle zone costiere con elevata concentrazione di presenze nei mesi estivi, a scapito delle zone più interne, rimaste sempre ai margini della domanda. Nel recente passato abbiamo registrato una inversione di tendenza, frutto anche delle nostre politiche di settore, volutamente improntate alla diversificazione dell’offerta e all’allungamento della stagione turistica. A oggi, dunque, rispetto al passato, registriamo una maggiore competitività delle zone rurali e collinari a fronte di un balneare che continua a rappresentare una fetta importante delle presenze turistiche che interessano la regione”.