Agricoltura

Sicilia, settore vino in crescita fino il 2019 ma adesso la crisi è inevitabile

PALERMO – Il vino in Sicilia rappresenta un ruolo trainante per la crescita dell’economia. Uno studio UniCredit posiziona l’Isola al quarto posto, su scala nazionale, tra le regioni per produzione vitivinicola, con circa 4,3 milioni di ettolitri (produce il 9% del vino italiano), di cui oltre l’81% di qualità (Igp 53% e Dop 28%).

La regione si colloca al secondo posto in Italia, insieme all’Emilia Romagna e dopo il Veneto, per produzione di vini certificati: ne conta 31, di cui 24 Dop e 7 Igp. La Sicilia è la prima regione, invece, per superficie a vite Bio (24% del totale regionale, 29% del totale in Italia) con 31 mila ettari dedicati, specializzazione confermata dalla superficie agricola dedicata al biologico (circa 385 mila ettari dedicati).

Una serie di primati che culminano con le esportazioni: nel 2019 un aumento dei mercati di sbocco, seppur l’export resti ancora molto concentrato in pochi paesi come Germania, Uk e Usa che rappresentano oltre il 55% delle esportazioni.

A questi risultati si aggiunge il fatto che la Sicilia è anche al primo posto per numero di imprese agricole guidate da under 35. Lo studio UniCredit ha esaminato anche gli impatti del Covid-19 sul settore: il mercato interno è atteso in contrazione, a seguito delle difficoltà del canale ho.re.ca. (hotel, ristoranti, bar, enoteche) e della minore capacità di spesa delle famiglie. Anche l’export è previsto in contrazione per la crisi economica portata dall’attuale pandemia.

I cali delle vendite più consistenti sono previsti per vini di gamma medio-alta e alta, spumanti e vini “innovativi”.

Abbiamo sentito Calogero Angelo, un giovane imprenditore vitivinicolo.

Come state affrontando le difficoltà del periodo?

“Noi produttori vitivinicoli stiamo cercando di reagire in tutti i modi per cercare di ripristinare la nostra attività. Inevitabilmente la pandemia ha determinato una fortissima contrazione dei fatturati delle nostre aziende, dovuti principalmente alla crisi che sta attraversando tutto il settore della ristorazione e del turismo, a causa delle stringenti norme a tutela della Salute pubblica. Noi imprenditori, naturalmente, siamo a favore di qualsiasi intervento a tutela della salute, ma se lo Stato non risponde con fatti concreti e strumenti di sostegno alle imprese, specialmente le più colpite dalla crisi rischiano di avere un default economico. Molte aziende non si possono permettere di subire ulteriori perdite. Tutelare le imprese significa riconoscere l’importantissimo ruolo sociale e salvaguardare posti di lavoro”.

Di cosa ha bisogno il comparto?

“Con le attuali misure una ripartenza economica non è facile, gli esercenti si trovano a fare i conti con misure che limitano fortemente il loro lavoro – continua Angelo. Se aggiungiamo il fatto che la crisi ha determinato una contrazione dei consumi in quasi tutti i settori il problema acquista una portata ben maggiore. Serve il buon senso di tutti per superare questo durissimo momento. Servono strumenti a tutela della Salute abbinati a misure di sostegno delle imprese, semplificazione burocratica, poche regole chiare ma efficaci. E soprattutto – conclude -, tutte le volte che possiamo, compriamo italiano per sostenere e difendere il made in Italy. Il comparto ha bisogno di certezze, semplificazione normativa e misure di sostegno”.