Editoriale

Si trovano nel passato le radici del futuro

Non scopriamo nulla di nuovo quando analizziamo le azioni del presente attraverso quelle del passato, cioé quelle avvenute nelle migliaia di anni di cui abbiamo cognizione, poiché i comportamenti presenti e futuri, che possiamo prevedere, sono in realtà ciclici. Il passato è dunque utile per intravedere ciò che accadrà, il che non è facile in quanto cambiano i tempi, cambiano gli usi e le condizioni dell’umanità.
Noi abbiamo l’abitudine di osservare le cose che ci accadono ogni giorno, retrocediamo il pensiero di qualche decina d’anni e poi tentiamo di prevedere che cosa accadrà più avanti. Ma questo metodo è estremamente riduttivo, perché ciò che è accaduto va analizzato in tutto il tempo e non in parte di esso, in quanto è la valutazione di una molteplicità di atti e di comportamenti dell’intera umanità che ci può dare qualche punto di riferimento per la prospettiva, cioé per guardare in avanti. Per cui, occorre valutare anche i modi di pensare.

Come facciamo a conoscere ciò che è accaduto? Dobbiamo leggere le testimonianze di questi venti secoli per la civiltà mediterranea ed europea, soffermarci sugli ultimi due secoli delle civiltà americane, settentrionali e meridionali e, soprattutto, addentrarci in quell’inestricabile mondo orientale, asiatico, ove la civiltà è molto più antica della nostra perché, ragionevolmente, si può pensare risalga anche a cinquemila anni fa.
Pensate, cinquemila anni sembrano una durata infinita, per chi vive mediamente ottantasette anni (le donne) e ottantadue anni (gli uomini), ma a volgere lo sguardo indietro troviamo disegni e immagini di dinosauri che sono vissuti settanta milioni di anni fa: milioni, non migliaia di anni. Un numero per noi impressionante e quasi incomprensibile.
Su questa materia possiamo fare solo dei ragionamenti, sempre riduttivi, perché la nostra mente, per quanto possa pensare in lungo e in largo, è sempre limitata, in quanto la dimensione umana è limitata.
Non solo, ma l’errore umano è frequente proprio per la limitatezza del pensiero, per cui l’interpretazione dei fatti accaduti non sempre è corretta, anzi spesso è distorta.

Tuttavia, non c’è modo di prevedere il futuro se non si guarda il passato, perché, ripetiamo, è proprio in ciò che è accaduto che vi sono le radici del futuro.
Questo collegamento è indispensabile perché l’umanità è vissuta nel passato, vive nel presente e continuerà a vivere nel futuro. L’umanità nel suo complesso: che pensa bene o male, che fa la pace o la guerra, che ama e odia e che ha dei comportamenti opposti.
Questo periodare mi ricorda il libro della Bibbia Qoelet, che tutti dovremmo leggere e tenere presente perché pennella i comportamenti dell’umanità.
Quando si scrive delle azioni umane, bisogna fare uno sforzo per astrarsi dal presente e dal passato recente, ove per recente si intende il secolo precedente, e fare un tuffo nel passato remoto. Ma noi viventi siamo ancorati al terreno per effetto della gravità, conseguente alla rotazione della Terra, la quale tiene inchiodati tutti sulla sua superficie.

Eppure Galileo Galilei, nel 1633, fu costretto all’abiura, in quanto precedentemente avrebbe esclamato: “Eppur si muove!”. Infatti, allora si credeva che la Terra fosse fissa e che il Sole le girasse attorno.
Il sacrilegio di quel Papa fu costringere Galileo Galilei ad abiurare la sua scoperta rivoluzionaria e vera per confermare la credenza di quella Chiesa in una realtà inesistente, falsa e bugiarda.
La limitatezza delle persone umane è notevole, ma di essa non ci si accorge, anzi vi sono tante di esse che ritengono di essere invincibili ed immortali, il che è stupido e da ignoranti.
Stupido perché non viene usata l’intelligenza di cui siamo dotati; da ignoranti perché non si è letto ciò che è accaduto e tratto profitto.
In fondo, lo sforzo maggiore che dobbiamo fare è quello di riconoscere la nostra pochezza e quindi fare di tutto per aumentare la capacità di comprendere, al fine di tentare di individuare ciò che è meglio fare secondo scienza e coscienza.