Ambiente

Siccità, la Piana di Catania e l’ennese le zone più a rischio: gli effetti delle piogge degli ultimi giorni

“In questi giorni abbiamo avuto appena 16 millimetri di acqua piovana. Una piccola irrigazione, con un risparmio di qualche centinaia di euro, e la prossima settimana se non piove dobbiamo ancora irrigare. Si deve irrigare con i pozzi perché è come se non avessimo Consorzi di Bonifica. Ricordo che per irrigare si stanno spendendo tantissimi soldi di energia elettrica e facendo pozzi oltre i 300 metri”.

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Con queste parole Fabio Mazzara, imprenditore del settore agrumicolo di Palagonia, intervenuto al Qds.it, ha commentato la situazione che stanno vivendo i terreni agricoli della zona della nostra Isola compresa tra la parte meridionale della provincia di Catania e quella di Enna.

Fabio Mazzara (imprenditore a Palagonia): “L’acqua delle ultime piogge non viene invasata”

Queste aree, come abbiamo già visto, sono quelle più a secco dell’intera Isola, in quanto non sono avvenuti nell’ultimo anno fenomeni piovosi di una certa portata. Uno scenario che porta lo stato di salute dei terreni agricoli a divenire sempre più critico e ad assumere valori preoccupanti. Le piogge negli ultimi giorni in Sicilia sono arrivate, ma il loro arrivo non basta, dato che “quest’acqua – prosegue Mazzara – non la stanno invasando. In estate abbiamo problemi perché l’acqua non viene invasata. L’assessore Barbagallo è andato nel Nisseno a vedere come erano combinate le paratoie, ma qua non vengono mai. Io ho agrumeti che non hanno neanche la conduttura per portare l’acqua del Consorzio di Bonifica”.

“Non lo sanno che abbiamo bisogno di infrastrutture sane e veritiere? Non interessa niente a nessuno. La nostra è una zona con le canalette fatte da Mussolini negli anni ‘30 e la Regione Siciliana e il governo nazionale devono mettere professionisti seri che facciano progettazioni serie per aiutare il contadino a produrre e a invasare l’acqua, che è molto importante, ma economizzarla non basta”.

“Servono dighe di contenimento”

Ma le dighe per l’accumulo dell’acqua piovana si potrebbero fare, anche se non di dimensioni enormi, e ciò non sembra impossibile. “A Palagonia – conclude Mazzara – scende il fiume Catalfaro. Si potrebbe fare una diga per dare l’acqua a mezza Piana di Catania. Se piove ci sono le risorse per fare le dighe, ma deve piovere. Non si parla di dighe grosse, bensì di dighe che fanno accumulo d’acqua per gli agricoltori anche grazie alle sponde delle colline. Si deve soltanto fermare l’acqua per invasarla e fare dighe di contenimento che possono usare i contadini. Ci vuole anche il consenso dei geologi, perché non si deve creare danno alla gente”.

“A Zafferana e Acireale piove da una settimana, mentre qua è come se non avesse piovuto. La nostra produzione per quest’anno è mezza salva e le nostre arance miglioreranno. Abbiamo fatto degli investimenti con dei pozzi di acqua salmastra a 300-400 metri e ci stiamo aiutando con fertilizzanti che abbassano il ph dell’acqua. Ma le piante stanno soffrendo, perché l’acqua salmastra non assimila tutti i fertilizzanti che si mettono e stiamo spendendo troppo”.

Santo Liccardi (imprenditore cerealicolo a Regalbuto): “Pioggia irrisoria”

Santo Liccardi, produttore cerealicolo di Regalbuto, nell’Ennese, spiega come ormai il danno per la precedente siccità sia stato fatto e come la quantità di acqua caduta dal cielo sia davvero poca per la provincia.

“Sulle annate passate – afferma Liccardi – il danno è fatto perché non si è prodotto quasi nulla. Le piogge di ora hanno fatto qualcosa, ma veniamo da un siccità abbastanza forte. La pioggia arrivata è irrisoria. Si stanno iniziando a preparare i terreni per l’annata che verrà, ma parliamo di pochi millimetri di acqua. Nella diga Ancipa non c’è più nemmeno acqua e c’è la moria dei pesci. La perdita per i cereali è andata in fumo, abbiamo un po’ di foraggio per i pascoli, comunque comprato, si sono cominciati a preparare i terreni per la nuova produzione, con la speranza che il clima sia più clemente, ma al momento la situazione è disastrosa”.

“Si può seminare il foraggio solo per maggio o giugno 2025”

La mancanza di foraggio si fa sentire e gli effetti positivi delle ultime piogge in tal senso potrebbero farsi sentire soltanto nella prossima primavera inoltrata.

“Per le olive si aspetterà un anno e anche lì la situazione è abbastanza critica – conclude Liccardi -. Si aspettava un po’ di pioggia, anche per uso civile. Tutti gli allevatori sono stati costretti a comprare mangimi, anche a prezzi esagerati. Con i millimetri si sta seminando il foraggio che verrà prodotto a maggio o giugno 2025 e se poi non piove più siamo di nuovo in perdita. Le istituzioni sono assenti e quando si fanno sentire non vediamo vero interesse, perché molta acqua che si poteva raccogliere negli anni precedenti non facendo interventi sul territorio è andata persa”.