Agricoltura

Siccità in Sicilia, agricoltori allo stremo: “Cerchiamo una mano d’aiuto”

“Chi non vive il problema della siccità non sa cosa vuol veramente dire. Quello attuale è solo l’epilogo di una serie di problemi causati da un mutamento ambientale, perché c’è una tendenza al riscaldamento che sta portando a eventi estremi che a noi agricoltori stanno mettendo in serissima difficoltà su tutti i fronti. L’olivo, che è una coltura arido resistente, potrebbe sembrare risparmiato, ma io non so come fare l’anno prossimo. La carenza idrica che si sta prolungando da troppo tempo sta creando condizioni di stress anche a colture arido resistenti. Queste condizioni ambientali stanno portando a non poter fare l’allegagione”. Così un imprenditore agricolo del Siracusano, Giovanni Bonfiglio, intervenuto al Qds.it, commenta la cronica siccità che sta vivendo l’Isola. Non si sono finora viste le grandi ondate di caldo e gli incendi dello scorso anno, ma di contro si sta facendo i conti con una grave crisi idrica che sta portando alla sofferenza tutti i comparti agricoli, anche quelli resistenti all’aridità come l’olivo, coltivazione nella quale l’azienda di Bonfiglio è specializzata.

Giovanni Bonfiglio (imprenditore agricolo): “Colture arido resistenti a rischio”

L’assenza di eventi piovosi negli ultimi mesi ha complicato e non poco la situazione, assieme anche all’andamento del mercato, che fa anche la sua parte, in quanto “le piante – prosegue Bonfiglio – vanno sotto stress e i pozzi tirano meno acqua. Purtroppo non sono coinvolte soltanto le colture irrigue, ma anche altre arido resistenti, come mandorle e carrube, che ho io. Ho pure un limoneto abbandonato perché danneggiato da un incendio e non l’ho rimesso in produzione perché con l’andamento economico attuale i limoni non valgono niente. Se ci mettiamo anche l’andamento climatico uno non investe in ripristino di produzioni agricole”.

“Per il vino c’è un calo della domanda, perché i grandi distributori non stanno facendo magazzino. C’è chi abbandona gli agrumeti sia per l’aumento spaventoso dei costi che per i problemi di mercato. L’olio d’oliva non avrebbe questo problema perché il mercato ha tenuto bene, con una crescita del 37 % lo scorso anno. Ma io che lo vendo e lo esporto al Nord America sto avendo problemi a produrlo”.

“Dobbiamo mettere mano agli investimenti”

Le previsioni per i prossimi mesi non sono rosee. Inoltre le soluzioni ci sono, ma si deve agire nei tempi giusti, anche in merito a quanto affermato di recente dai vertici regionali.

“Mi aspetto – conclude Bonfiglio – un calo della produzione dell’85-90 %. Quest’anno non c’è stato inverno, quindi c’è uno sballamento del ciclo di vita della pianta. L’olivo senza inverno non può andare in riposo o lo fa per pochissimo tempo, andando sotto stress senza acqua. Ci sono paesi come Qatar e Israele che hanno fatto investimenti sulla risorsa idrica e che hanno trovato i loro risultati con più acqua. Il problema è infrastrutturale e l’investimento in tal senso è di lungo termine, ma dobbiamo cominciare a metterci mani riducendo anche la burocrazia sullo scavo di nuovi pozzi”.

“Non ci stiamo preparando a un problema come quello della siccità e andrà sempre peggio. Quest’estate non ci sono state le burrasche tropicali e se arrivano sono molto dannose anche perché l’acqua si perde. Quando si parla di politica c’è sempre il rischio che le parole non si trasformino subito in fatti. Il mio auspicio è che il modello Genova si possa applicare e che migliori le condizioni facendo arrivare a chi ha bisogno le risorse necessarie nei tempi giusti. C’è un insieme di possibili soluzioni e la stessa cosa si deve applicare anche per l’utilizzo delle acque reflue, anche se ci vogliono sempre le infrastrutture. Io ho anche un agriturismo e vedo che i media internazionali parlano della siccità in Sicilia portando il problema fuori contesto. Questo porta i turisti ad avere paura della disponibilità idrica nell’Isola e a cancellare le prenotazioni”.

Alfio La Rosa (imprenditore zootecnico): “Speriamo in una mano d’aiuto”

Alfio La Rosa, imprenditore zootecnico e cerealicolo operante nella zona di Castel di Iudica, pone la sua attenzione sulla mancanza di piogge, che genera anche altre mancanze portando così a una richiesta di aiuto.

“Non abbiamo raccolto niente – afferma La Rosa – perché non ha piovuto. Non raccogliendo ovviamente non abbiamo né fieno né paglia né acqua. Abbiamo tutto secco nella zona e stiamo arrancando. Ora speriamo in una mano d’aiuto per farci arrivare del mangime, del fieno e della paglia e vogliamo che qualcuno ci senta. Continuando così rischiamo di abbattere gli animali perché non riusciamo a farli sopravvivere. Abbiamo bovini, ovini, caprini e galline perché facciamo anche il mercatino a chilometro zero. Si tratterebbe di un’ulteriore beffa e il nostro appello è di aiuto in tutti i sensi, anche perché rischiamo di chiudere le aziende”.

“Problema cinghiali sempre dietro l’angolo: attivarsi in tempo per le infrastrutture”

“Fortunatamente il problema dei cinghiali – conclude La Rosa – nella mia zona non si pone, ma c’è il rischio che si potrebbe venire a creare. Che sia messo in atto lo stato di calamità, ogni due giorni abbiamo bisogno delle botti d’acqua perché le forniture sono finite. Non sappiamo dove sbattere la testa e se i dissalatori si possono mettere in funzione si allevierebbe qualche cosa. Si deve procedere e mettere subito in opera. Che il governo si muova, anche per esempio sistemando la diga di Ponte Barca”.

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