Sono stati 43 i morti sul lavoro in Sicilia nei primi dieci mesi del 2022. Un numero troppo alto, drammatico, che definisce bene come le condizioni sul lavoro non siano così sicure e protette come dovrebbero essere. Secondo i dati Inail, elaborati dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering, tra gennaio e ottobre di quest’anno in Sicilia sono stati 43 i casi di infortuni mortali sul lavoro, con un indice di incidenza sugli occupati del 32,8 e del 6,5% sul totale italiano.
Questi numeri portano la regione all’ottava posizione nella classifica nazionale.
Numeri in aumento rispetto allo scorso anno: nello stesso periodo nel 2021 i casi erano stati 40, con un indice sugli occupati del 29,6, il 4,9% sul totale della penisola e 16esimo posto in Italia.
A livello provinciale, Catania è la provincia in Sicilia col maggior numero di morti, 14 nei primi 10 mesi dell’anno e un indice del 50,6; segue Siracusa, con 5 decessi nei cantieri e un indice del 46,2, poi Palermo, con 8 decessi e un indice del 25,1. Messina si trova molto più in basso nella classifica, all’81esimo posto, con 3 decessi e un indice del 18,4.
L’Osservatorio Vega utilizza, per esemplificare i propri dati, lo schema colori utilizzato dalle istituzioni durante la pandemia, per definire lo stato delle diverse regioni, dal bianco al rosso, passando per il giallo e l’arancione.
Ad ottobre 2022, rispetto al 2021, la situazione è sicuramente peggiorata in molte regioni: la Sicilia passa da giallo ad arancione, e in generale, quasi tutte le regioni hanno segnato un peggioramento.
Ad ottobre 2022, le uniche regioni bianche sono la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia; in giallo il Lazio, l’Abruzzo, la Sardegna, l’Emilia Romagna. In arancione insieme alla Sicilia, ci sono la Lombardia, il Veneto, la Toscana, le Marche, la Campania, la Puglia e il Molise.
In rosso la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige, l’Umbria, la Basilicata e la Calabria. A livello nazionale, sono stati 659 gli infortuni mortali durante il lavoro, mentre sono 250 quelli rilevati in itinere.
Questi ultimi sono cresciuti del 24% rispetto al 2021, complice anche la riduzione del lavoro in smart working nel 2022.
“Una media di 90 vittime al mese, erano 88 fino a settembre 2022 – ha detto Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre -. Una media tragica che, oltre ad aumentare rispetto al mese precedente, sottende oltre 21 decessi alla settimana e circa tre infortuni mortali al giorno”. Nel periodo gennaio-ottobre 2021 invece i decessi totali erano 1.017, con un apparente decremento della mortalità (-10,6%). Va ricordato, però, che sono calati di molto i numeri dei morti per Covid, che nel 2021 costituivano tragicamente oltre un quarto dei decessi sul lavoro (282 su 1.017).
Epurando i dati dall’ondata della pandemia, questi sono del tutto analoghi a quelli del 2019, epoca pre-covid, a dimostrazione che il tragico fenomeno delle morti sul lavoro sostanzialmente non subisce diminuzioni da anni.
In parallelo, le denunce totali di infortuni sono cresciute del 33% rispetto al 2021, arrivando a quota 595.569, con il settore della sanità sempre in testa alla graduatoria degli infortuni in occasione di lavoro (75.034 denunce).
A seguire: attività manifatturiere e trasporti. Importante in questi dati anche la lettura sull’evoluzione delle denunce totali di infortunio per Covid: a fine ottobre 2021 erano 36.821, mentre a fine ottobre 2022 sono diventate 107.602.
Praticamente sono triplicate, dimostrando che il virus è divenuto molto meno mortale ma è ancora presente nei luoghi di lavoro.
Michele Giuliano