Troppo cara la raccolta, il trasporto, la trasformazione: quest’anno + molto probabile che gli agrumi siciliani resteranno sugli alberi. E’ l’allarme lanciato da associazioni e consorzi in relazione alla grave crisi economica che ha investito, come gli altri, anche il settore agricolo.
L’oro giallo di Sicilia rischia di non venir raccolto. I costi elevati potrebbero spingere molti a non raccolgiere gli agrumi. Lo sostiene Fruitimprese Sicilia: “I costi di energia, gas, trasporti, manodopera fuori controllo. In queste condizioni è altamente probabile che gli agrumi restino sugli alberi”.
Logistica, energia, imballaggi e materie prime: è il combinato disposto che sta uccidendo il comparto agrumicolo. E’ emerso da un incontro di Fruitimprese Sicilia con le aziende del territorio ove sono emerse “Preoccupazione e sfiducia dilaganti tra gli operatori: i costi fuori controllo, le bollette pazze di gas e luce, i trasporti con costi proibitivi impediscono alle aziende qualunque programmazione in vista dell’avvio della campagna agrumicola che parte in ottobre con limoni e arance Navelina per poi passare all’arancia rossa Tarocco, ai mandarini ecc” – sostiene Placido Manganaro, presidente Fruitimprese Sicilia.
Non solo raccolta. L’intera filiera rischia uno stop. “Anche la filiera intermedia di trasformazione del prodotto è in emergenza – spiega ancora Manganaro – molte industrie di trasformazione stanno chiudendo e così viene meno anche la possibilità di collocare il prodotto di seconda/terza scelta che dovrà essere destinato al macero, con elevati costi di smaltimento destinati, inevitabilmente, a ricadere sulle aziende produttrici visto che le arance di scarto sono considerate rifiuti speciali”.
Uno scenario cupo al quale si aggiugono i costi della manodopera – passati da 80 a 100 euro al giorno di media, nonché alla poca disponibilità di personale. Le incertezze in campo energetico, infine, rendono impossibile fare previsioni e questo potrebbe portare tanti a non rischiare. “Noi non sappiamo quanto ci costerà tenere attivi gli impianti e le celle frigorifere – prosegue Manganaro. Di conseguenza, il rischio che gli agrumi restino sugli alberi è altamente concreto”.
Con ricadute sul piano occupazionale non indifferenti. Ed è proprio questo il risvolto ancora più drammatico: nel comparto lavorano circa 18.000 addetti tra fissi e stagionali per un giro d’affari di circa 1 miliardo di euro l’anno. Nel 2021 l’export nazionale di agrumi ha superato i 234 milioni euro . IL valore dell’export siciliano è di oltre 68 milioni € per le arance, 2,5 milioni € per i mandarini e 2,6 milioni € per le clementine, e quasi 59 milioni € per i limoni.
“I ricavi spesso non riescono a compensare i costi di produzione”. Lo afferma il presidente della Cia della Sicilia orientale, Francesco Favata. Uno dei casi, è quello della ditta Ortogel di Caltagirone specializzata in succhi di agrumi, che rischia di bloccare la produzione dello stabilimento industriale, dopo essersi vista recapitare una maxi bolletta di 288 mila euro.
“Ad essere così in difficoltà, sono decine e decine di realtà fondamentali per l’intero comparto agroalimentare etneo– sottolinea – è inaccettabile assistere senza reagire all’ennesimo e durissimo colpo che subiscono le nostre aziende, con tutti gli effetti collaterali che la nostra terra conosce bene e che avranno ripercussioni tragiche sull’occupazione e sull’indotto. Una condanna che il nostro territorio non merita. Bisogna intervenire tempestivamente con misure drastiche, per mettere in sicurezza le imprese”.