Un’altalena, quella che sembra configurarsi in Sicilia rispetto all’utilizzo da parte delle imprese dello strumento della cassa integrazione guadagni, nelle sue diverse declinazioni. Si tratta di una prestazione che va a sostituire o integrare la retribuzione ed è destinata ai lavoratori sospesi dal lavoro o che operano con orario ridotto a causa di difficoltà produttive dell’azienda. Nei primi 8 mesi del 2024, secondo i dati forniti dall’Inps, in Sicilia sono state autorizzate oltre un milione di ore di cassa integrazione guadagni ordinaria, ben il 40% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Una riduzione che va completamente nella direzione opposta rispetto a quanto successo nel resto d’Italia, dove si registra un aumento del 42,50%. Sono soltanto tre regioni, infatti, a registrare una riduzione: insieme alla Sicilia, la Sardegna al -17% e il Molise al -46%. Al contrario, la Valle d’Aosta vede crescere i numeri del 212% e l’Abruzzo del 112%.
Anche per quanto riguarda la cassa integrazione straordinaria i numeri siciliani per il periodo che va da gennaio ad agosto 2024 rimangono più bassi che nel 2023, riducendosi dell’8,5%. Sebbene più alti della media nazionale, in questo caso si va comunque nella stessa direzione, considerato che nell’intera penisola il valore è calato del 5,6%. L’intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale. Per macroterritori, l’unica area in cui tale prestazione è cresciuta è il Nord Est, mentre è stato il Centro a segnalare la maggiore riduzione, che arriva al -17%. Crescono anche i trattamenti salariali definiti “in deroga”, destinati ai lavoratori di imprese escluse dalla cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, ovvero alle aziende che hanno fruito degli strumenti ordinari fino a raggiungerne i limiti di durata.
La Cig in deroga alla vigente normativa è concessa nei casi in cui alcuni settori (tessile, abbigliamento, calzaturiero, orafo, ecc) versino in grave crisi occupazionale. Anche in questo caso, i numeri siciliani aumentano negli otto mesi considerati, con una crescita del 24%, minore rispetto alla media italiana, che si ferma al 37%. Impressionante quanto successo in Veneto, dove l’aumento segnalato arriva a quasi a 15.000%. Poco meno in Sardegna, dove ci si ferma a una crescita che supera l’11.000%. Rimangono i fondi di solidarietà, introdotti con la legge n. 92/2012 e applicati con il decreto legislativo n.148/2015. È uno strumento volto a sostenere il reddito dei dipendenti nel caso in cui si verifichi una sospensione temporanea o cessazione definitiva dell’attività lavorativa di imprese che appartengono a settori produttivi non coperti dalla normativa ordinaria relativa alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria.
In Sicilia tra gennaio ed agosto 2024 sono state autorizzate oltre 190 mila ore, il 55% in meno rispetto all’anno prima, quasi il doppio rispetto a quanto successo nella penisola, dove ci si ferma al -24%. Insomma, se da una parte le aziende sembrano fruire meno dello strumento della cassa integrazione, che dovrebbe servire a superare i periodi difficili, e quindi potrebbe essere interpretato come un dato positivo, dall’altra i numeri della Naspi, l’ammortizzatore sociale che ha sostituito la vecchia disoccupazione, non lasciano spazio a grandi speranze. Tra gennaio ed aprile 2024, sono state 368 mila le persone che hanno perso il lavoro e ne hanno fatto richiesta. Significa che la Sicilia si trova al quarto posto tra le regioni italiane, con l’8,2% del totale nazionale.
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