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Regole ignorate e pochi controlli, “Sicilia zona arancione a fine settembre”

Pochissimi controlli in giro, quasi nessuno all’aperto indossa la mascherina, di multe nemmeno a parlare, ristoranti super affollati e senza il rispetto delle massimo quattro persone per tavolo, anche all’aperto. Tutto insomma sembra essere lasciato alla responsabilità personale e al motto “il turismo è il cuore della Sicilia”.

Il problema è che tutto questo ha portato la Regione non solo ad essere la peggiore, nettamente, in termini di numeri pandemici (in qualsiasi indicatore si prenda, dai contagi alle vittime ai vaccini), ma la cosa che più preoccupa è che numeri alla mano il peggio deve ancora venire, se non ci sarà un cambio di rotta.

E questo miglioramenti negli ateggiamenti per ora non si vede. “O le cose cambiano o a fine settembre saremo in zona arancione”, dicono gli esperti, che hanno già messo in chiaro da tempo che il “giallo” servirà a nulla. Anzi, ogni volta che la Sicilia è stata in giallo, le cose sono solo peggiorate (come in quasi tutte le altri regioni, in fondo).

D’altronde parliamo della Regione più arretrata dal punto di vista del vaccino: inutile prendersela con i vacanzieri se più di un siciliano su tre (il 36,3 per cento) non ha ancora ricevuto la prima dose e poco più della metà (il 55,2) ha completato il ciclo vaccinale. Oggi l’assessore Razza ha detto che qualcosa sta cambiando e che “i siciliani si stanno vaccinando di più”, aggiungendo che “non è ancora abbastanza”. E ci mancherebbe.

IL GRIDO DELLA SCIENZA

“Il giallo non servirà, non è mai servito, e non servirà dichiarare e caricare un numero teoricamente infinito di posti letto che affosserà la Sanità non Covid19. A questo punto, solo la Sicilia può salvare se stessa applicando ordinanze restrittive serie, da arancione a rosso, in quei 70/80 comuni che la stanno affossando con contagi fuori controllo e vaccinazione sotto le scarpe”, aveva detto qualche giorno fa il professore Antonello Giarratano, presidente della società italiana anestesisti rianimatori, componente del Cts siciliano e direttore della Terapia intensiva del policlinico di Palermo. “Quando decideremo di fare sul serio avremo ancora tre settimane per vedere i risultati – sottolinea Giarratano – . Abbiamo fatto la scelta ‘economia’ adesso si deve tornare a quella ‘salute’. Senza salute l’economia si fermerà nuovo”.

Antonello Maruotti, ordinario di Statistica alla Lumsa, aveva predetto la zona arancione in brevissimo tempo e ancora oggi si dice “perplesso” di come sono raccolti i dati: “Non capisco cosa si vuole fare – dice – con aumenti di posti letto e di altri numeri, si vuole evitare l’arancione o affrontare la pandemia?”.

I DATI

La zona arancione scatta con il 20% di ricoveri in terapia intensiva e con il 30% in quelli ordinari. La Sicilia è, oggi, secondo i dati del monitoraggio giornaliero a cura dell’Agenzia Nazionale dei servizi sanitari regionali (Agenas), di ieri, 30 agosto, al 13% nelle intensive e al 23% in quelli ordinari. Non ci vuole certo uno statistico per capire che con simili numeri, se l’aumento continuerà con questi ritmi, l’arancione (e le pesantissime restrizioni, soprattutto per i locali) arriveranno di conseguenza.

RISTORANTI APERTI IN ZONA ARANCIONE (GRAZIE AI VACCINI)

In tutto questo, con l’aumento, in pochi giorni, delle vaccinazioni nei quattro Comuni “zona arancione” in Sicilia consente da domani, primo settembre, un alleggerimento di alcune delle restrizioni. A Comiso e Vittoria (Ragusa), Barrafranca (Enna) e Niscemi (Caltanissetta) sarà infatti consentita l’attività di ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande, pur mantenendo il limite massimo di quattro persone al tavolo (che non vale per i conviventi) e l’obbligo di Green pass per i locali al chiuso.

Lo prevede un’ordinanza del presidente della Regione Nello Musumeci, appena firmata. “Tenuto conto che nei quattro Comuni si è raggiunto il 70 per cento delle prime dosi di vaccino – sottolinea il governatore – abbiamo ritenuto di poter allentare le misure precauzionali disposte in precedenza, per quanto sia ancora necessario uno sforzo della cittadinanza per raggiungere alte percentuali di immunizzazione. Solo se tutta la popolazione aderirà alla campagna di vaccinazione potremo arginare la diffusione del virus ed evitare nuove chiusure di attività economiche”. Il nuovo provvedimento consente anche la vendita di cibi e bevande da asporto, oltre che il domicilio, pure ai clienti sprovvisti di certificazione verde, per i quali, comunque, permane il divieto di consumazione all’interno dei locali.