Pezzi di Pizzo

Un’isola senza contadini

Cosa succederà, in un futuro non distopico ma prossimo, alla Sicilia, alla sua irrinunciabile biodiversità, se i danni dell’uomo, della sua ormai astenica Autonomia indifferente, della crisi idrica, dei cambiamenti climatici non verranno compensati da interventi, politici, tecnologici, strutturali, colturali e forse etnici?
Un dato è certo altre due stagioni così e si spopolerà, a ritmi decisamente superiori agli attuali, la Sicilia interna, prevalentemente agricola.

Le persone emigreranno sulle coste dove già vivono affollati i due terzi dei siciliani, in cerca di risposte assistenziali, o emigreranno a flussi da inizi del ‘900.

Scompariranno i contadini per carenze idriche, perché il mestiere, già demolito dalle politiche forestali assistenziali della Regione, non consente a un ragazzo siciliano una vita dignitosa con gli standard europei, italiani, e dei siciliani che vivono bene o male nelle città costiere. È un lavoro da povero palestinese o da colono ebreo del Negev, solo che quello l’acqua, nel deserto, ce l’ha. La scomparsa della, una volta si diceva classe, categoria dei contadini, oltre a non difendere più il suolo, favorendo ulteriore desertificazione, farà scomparire uno dei più grandi patrimoni di biodiversità agroalimentare del mondo.

Perché millenni di invasioni al centro del Mediterraneo ci hanno lasciato in eredità, oltre al 40% dei Beni Culturali italiani, siti UNESCO e dintorni, un patrimonio di colture e culture collegate. I contadini, come le più sponsorizzate Api, sono i custodi di questo giacimento imprescindibile, per un mondo che non vuole alimentarsi solo di un paio di OGM.

Quale futuro alternativo sarebbe possibile? Ci può salvare solo un’altra invasione, una delle tante, ci siamo abituati. Possiamo diventare terra di cinesi, anche se questi i contadini lo fanno solo in patria, all’estero assumono manovalanza di Paesi meno ricchi. Potremmo dare le terre a contadini africani, in gran parte di religione mussulmana, più o meno frontalieri, la Tunisia già fa molto più olio di noi e molto olio italiano è africano sotto mentite spoglie. Oppure chiudere accordi per dare una via di sfogo, o fuga, ad ebrei israeliani stanchi di Promessa, non mantenuta, che hanno capacità e tecnologia per difendere il nostro suolo dai cambiamenti del mondo. Come è sempre successo a questa terra, da 5.000 anni, saranno gli altri a fare la Storia del cambiamento possibile. Poi, per fortuna o purtroppo per loro, si adegueranno, e diventeranno siciliani anche loro, lasciandoci quello che ci hanno portato.

Così è se vi pare.

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